"Il ponce al mandarino", prima puntata

in #ita5 years ago

La giovane maestra Chiara era una ragazza molto a posto, lo dicevano tutti. Sempre educata, scrupolosa, riservata e, comunque, anche ben vestita e con i capelli ondulati ben pettinati.
Erano i primi anni cinquanta, lei aveva già compiuto i trenta e quasi tutte le sue coetanee erano sposate e madri da tempo, anche chi, come lei, aveva studiato e lavorava.
Certo, la sua adolescenza era stata un po' dura. Fino ai diciotto anni, pur avendo un visino grazioso, era stata decisamente in sovrappeso e questo l'aveva resa insicura e timida. Poi, dopo il diploma, seguendo un corso di igiene e salute per gli alunni, aveva capito che si poteva mangiare in modo intelligente e, come in tutte le sue cose, si era impegnata, cambiando organizzazione e quantità dei suoi pasti.
I suoi genitori erano persone semplici, ma molto dolci e comprensive e l'avevano sostenuta nel suo sforzo di modificare l'alimentazione e dimagrire. Adesso Chiara era proprio graziosa, nulla fuori posto, eppure non comparivano spasimanti all'orizzonte.
Sua sorella Grazia, maggiore di lei di tre anni, era sposata e madre di un bambino, l'adorato nipotino Giuliano, piccola peste di nove anni. Anche lei era maestra e insegnavano nella stessa scuola. Si volevano molto bene e Grazia era stata sempre il faro per la sorella più giovane.
Praticamente, stavano insieme quasi sempre, tranne la sera, quando Grazia si ritirava con la sua famiglia e Chiara rimaneva con i genitori.
Le cominciava a pesare la sua vita di "single". Tanto più che, all'epoca, a trent'anni si cominciava a parlare di zitella e non era piacevole.
Una sera di gennaio del 1951, Grazia e il marito Carlo avevano programmato di andare a teatro a vedere "Sei personaggi in cerca d'autore", ma , nel pomeriggio a Carlo venne un terribile febbrone e si infilò a letto mezzo morto.
Grazia, però, non voleva rinunciare. Lei era un tipo vivace e volitivo, ben diverso dalla sorella, e, quando aveva in mente qualcosa, soprattutto se aveva fatto dei programmi, non c'era modo di farle cambiare idea.
Così portò Giuliano dai nonni e costrinse la sorella a recarsi a teatro con lei. In realtà Chiara tentò di opporsi, a lei la sera non piaceva uscire e poi non aveva niente da mettersi...
"Non è assolutamente vero! - esclamò Grazia - hai quel vestitino nero di velluto e voille e sopra ci metti il sette ottavi col collo di ermellino. Basta, ti devi svegliare. Avanti, preparati".
Così le due donne si erano recate al piccolo teatro, proprio nel centro della città, che quella sera era pieno di gente, tutta la crema della città : professionisti, insegnanti, impiegati di concetto.
Chiara si sentiva fuori posto, come spesso le capitava, e si sentiva anche brutta e goffa, percezione questa del tutto soggettiva, dato che stava benissimo e dava un'impressione di eleganza e raffinatezza non comune.

(continua)

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Oltre ad iniziare a scrivere questo nuovo interessante racconto, mi hai fatto definitivamente venire la voglia di realizzare un mio piccolo pastrocchio letterario, per cui ti esprimo i miei doppi complimenti per questa tua nuova proposta, che non mancherò di leggere e commentare, anche se parto un po' in ritardo, in quanto sono da poco rientrato dai parenti della mia compagna, che non sono, se non ricordo male, troppo distante da dove vivi tu.

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