L'Alba tarda ad arrivare

in #ita6 years ago (edited)

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L'immagine è tratta da wikimedia commons ed è liberamente utilizzabile

Bidne kelblekh tut men bindn
un men shlept zey un men shekht
ober ver s'hot fligl, flit aroyftsu,
un iz keynes nit keyn knekht...

Lakht der vint in korn,
lakht un lakht un lakht,
lakht er op a tog a gantsn
un an halber nakht...
hey, dona dona dona dona...

Aaron Zeitlin, Dos Kelbi (dona dona)

Budapest, 15 Gennaio 1942

Il giovane Isaac Bernsein uscì tardi quel giorno e si tuffò immediatamente nelle viuzze medioevali dell'antica città di Buda. Camminava a passo svelto: non voleva arrivare tardi all'incontro con il Rabbi nella piccola sinagoga posta vicino alla riva del Danubio.
Le cose per gli ebrei non si stavano mettendo bene, l'avventura militare a fianco dei nazisti e dei fascisti italiani voluta dall'Ammiraglio Horthy era un completo fallimento e le Croci Uncinate diventavano giorno dopo giorno più aggressive. Il vecchio ammiraglio guidava il paese con pugno di ferro e, naturalmente, gli ebrei fungevano da capro espiatorio, ma tutto sommato ancora riuscivano a vivere. Il problema sarebbe diventato serio se la canaglia di Ferenc Szalasi avesse preso il potere. Isaac queste cose le sapeva bene ed era per questo che attraversava le vie, brulicanti di gente, velocemente, senza distrarsi e facendo attenzione che nessuno lo seguisse. Naturalmente di portare la kippa non se ne parlava proprio: se avesse incrociato una squadraccia di Croci Uncinate sarebbe diventato immediatamente bersaglio del loro scherno. Per andare bene, se no anche peggio.

A fianco alla porta dell'antico Caffè Lutz - noto per le sue suggestioni asburgiche - suonava tutti i giorni una coppia di zingari. Uno la tromba e l'altro il violino.
Il violinista era un ragazzo smunto, basso, gracile, forse reduce da qualche brutta malattia. L'altro - quello che suonava la tromba - era un uomo di mezza età, corpulento e con i baffi tipici di tutti gli zingari. Isaac era abituato a sentire il suono dei loro strumenti ben prima di girare l'angolo e di riuscire a vederli.
Ma quel giorno udì solo un gran schiamazzo fatto di risate fragorose e di urla gutturali:"Suona, zingaro, suona il tuo violino". Arrivato di fronte al caffè vide tre giovani delle squadracce fasciste. Uno si era tolto la giacca nera ed era rimasto con la sua camicia verde oliva mentre gli altri due con la loro divisa da manichini erano appoggiati ad un lampione ad osservare la scena da una certa distanza .

"Suona, suona il tuo violino. Zingaro" disse il fascista senza giacca.
"Ma non posso suonare. Il mio violino è rotto" rispose lo zingaro indicando il proprio violino sul selciato. Completamente fracassato.
"Suona lo stesso. Suona il vuolino con la bocca. Zingaro".
Fu a quel punto che il violinista fece uno scatto in avanti chiedendo aiuto a quel giovane ragazzo che tutti i giorni vedeva passare velocemente davanti al caffè.
Isaac rimase fermo per un attimo di fronte all'invocazione di aiuto rivolta a lui dal malcapitato. La mossa però fu improvvida infatti il giovinastro riuscì a mettere il suo stivale tra le gambe del povero violinista che cascò per terra proprio ai piedi di Isaac.
"Aiutami" disse mentre con un'estrema richiesta di aiuto, da terra tese la mano verso il giovane ebreo.
Isaac impietrito a quel gesto si svegliò dal torpore e con un balzo passò oltre allo zingaro lasciandosi alle spalle la scena davvero sgradevole anche se certamente non inusuale nelle strade di Budapest.

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Una volta giunto in Sinagoga si sedette assieme agli altri giovani in attesa dell'arrivo del Maestro Rabbi Kaufmann. L'uomo ormai vecchio aveva un andatura incerta. Si sedette e chiese ai suoi discepoli con una voce lenta e solenne ma che non aveva nulla che potesse far pensare ad un uomo superbo:"Sapete dirmi qual è il momento in cui la notte diventa giorno?".
I giovani si guardarono tra loro in un silenzio quasi irreale fino a quando quello che era tra loro era considerato il più saggio rispose:"Rabbì è giorno quando il primo raggio di sole appare all'orizzonte".
Il Rabbì squotè la testa con un evidente gesto di diniego. A quel punto si alzò un altro e disse:<<Il giorno inizia quando finalmente ci svegliamo e riaffiora la nostra coscienza". Il vecchio Rabbi scuotè ancora una volta la testa.
"La notte fa posto al giorno quando abbiamo pregato" disse un altro. Il Rabbi anche questa volta scosse la testa.
A questo punto scese un silenzio assoluto in quella piccola Sinagoga povera e di fortuna. Il Rabbi guardò i suoi discepoli per qualche lungo minuto in attesa di risposta. Ma nessuno ebbe più il coraggio di parlare.
"E' finalmente giorno quando guardando in faccia un uomo c'è abbastanza luce da riconoscere in lui un fratello. Prima è ancor buio ed è con noi la notte".
Quando Isaac sentì quelle parole la sua mente andò al giovane violinista che da terra implorava il suo aiuto. Sentì un forte calore in viso e le sue guance divennero rosse.

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molto bello, davvero. Bravo giuseppemasala

Grazie.....! Mi state dando un bello stimolo voi....

Quanto buio nella storia, quanto nel presente. Grazie del tuo bel racconto.

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