22 Giugno 2010

in #ita6 years ago (edited)

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Immagine CC0 Fonte Pixabay

Post partecipante al contest Ere personali di @fulviaperillo

In effetti una data c'è. Se ripenso adesso a quel giorno di otto anni fa, non so bene perché ma la mente corre a minimizzare il tutto, come se fosse stato un giorno qualunque, una mattina come tante altre prima di quella: sveglia alle 7, colazione frugale e discesa negli inferi attraverso i cinque piani di scale che mi separavano dal portone condominiale. Solo che al posto delle fiamme, nei miei inferi c'erano sovente pioggia, vento gelido ed uno scooter ad aspettarmi. Nonché qualche chilometro da percorrere in periferia fra le macchine in coda, a separarmi dal cantiere navale presso il quale dovevo necessariamente timbrare il cartellino prima delle otto in punto.
Una vita di fantozziana memoria che non sentivo mia. Nemmeno un po'. Il lavoro non era male, anzi, non mi spaccavo certo la schiena e lo stipendio arrivava sempre puntuale ogni fine mese. Un problema quindi non di natura "tecnica", se vogliamo dire così, bensì esistenziale. Non vi era un briciolo di soddisfazione in quel che facevo e l'unica immagine ricorrente che ad oggi mi rimane di quell'impiego, che sopportai per quasi sette anni, è il vento gelido invernale del mattino che mi "accoltellava" il volto non appena aprivo il portone dello stabile in cui vivevo.
A dire il vero però, prima di svelare la fatidica data, dovrei prima far menzione di un'altra antecedente a quella di otto anni fa, perché quel giorno partii per una breve vacanza durante la quale qualcosa in me cambiò, peggiorando ancor di più l'instabile umore che mi portavo dietro. Non potendo ignorare le emozioni vissute in quei giorni, dovevo prendere atto di quanto sto per raccontare.

Domenica 22 Gennaio 2006

L'allegria, l'euforia e l'emozione erano già nell'aria da un po' di tempo, prima di quel giorno di dodici anni e mezzo fa. Archiviate le festività natalizie, era finalmente arrivato il fatidico giorno: quello della partenza, il mio primo viaggio extra Europa con destinazione Cuba!
Fu proprio durante le due settimane trascorse sull'isola della rivoluzione più celebre del globo, quella di Fidel Castro e Che Guevara, che qualcosa cambiò nel mio modo di "vedere le cose". Osservando la semplicità ed i ritmi pacati con i quali si svolgeva la vita dei cubani del sud dell'Isla Grande, scoprii ciò che adesso può sembrare "l'acqua calda", ma che all'epoca diede uno scossone violento alla mia ignoranza.

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Immagine CC BY-SA 3.0 Fonte Wikicommon

Mi resi conto semplicemente del fatto che esistevano altri modi d'interpretare quest'esistenza; non solo nei ritmi, ma nell'atteggiamento da tenere nei confronti di quel che definiamo "dovere" e degli schemi mentali che il nostro retaggio culturale europeo ci inculca nella testa fin dalla tenera età.
Non riuscii a tenere le "dovute" distanze da tali sensazioni e inevitabilmente nulla fu più come prima.
Mi accorsi del cambiamento una volta ritornato in patria. Le mattine erano diverse, più rilassate, anche di fronte alle "lame" sul viso al primo impatto con il freddo invernale del mattino. Non era per me più strettamente necessario timbrare quel cartellino prima delle otto, perciò ignoravo completamente l'orologio digitale sul piccolo cruscotto del mio scooter durante il tragitto verso il cantiere. Non mi importava che ora marcasse, prima o poi sarei certamente arrivato al lavoro; se prima delle otto tanto meglio, altrimenti pace, un eventuale richiamo disciplinare non mi spaventava proprio più.
So che può sembrar banale, ma un interruttore invisibile nei miei pensieri aveva idealmente invertito per sempre la rotta da seguire. Qualcosa sarebbe dovuto succedere dunque, presto o tardi. Così non sarei riuscito ad andare avanti ancora per molto.

Martedì 22 Giugno 2010

È troppo difficile continuare a vivere una vita che si conosce bene ma che non dà più stimoli. Almeno per quel che mi riguarda. Ed è anche difficile trovare il coraggio per cambiarla, lasciando la celebre, sicura e battuta strada vecchia per intraprendere il nuovo sentiero dei sogni e delle illusioni che si immerge nell'oscura foresta del futuro che ci incute tanto timore. Però si sa, chi non risica non rosica.
Per questo oggi sono venuto qui all'aeroporto di Milano Linate insieme alla mia compagna ed alla nostra gatta Morena, ad ormai quattro anni e mezzo di distanza da quel fatidico viaggio a Cuba.

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Foto di proprietà dell'autore - Morena all'arrivo in albergo a Panama City dopo molte ore di viaggio

Sono seduto davanti alla porta d'imbarco da dove fra non molto partirà un aereo che mi porterà lontano dalla mia città, dalle radici, da quella pazza famiglia che ho, dalla mia Sampdoria, dal mare blu di fronte al quale sono nato, dai pochi amici e dai trent'anni trascorsi nel luogo che mi ha visto nascere e crescere, quel luogo che ho sempre chiamato "casa".
Indosso una camicia bianca ed un paio di jeans; al polso non ho un orologio, ma un pezzo da museo o meglio, da mercatino delle pulci: uno Swatch Scuba modello "Happy Fish", che con una punta di nervosismo, consulto spesso. Giro la classica "corona" del mio stravagante orologio vintage per smaltire la tensione dell'attesa, proprio come facevamo da ragazzini nei pomeriggi tutti simili dei primi anni novanta.

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Foto di proprietà dell'autore

Un nostro caro amico si è offerto di accompagnarci in macchina da Genova fino allo scalo milanese, di primo mattino. Ci siamo dati appuntamento proprio davanti al portone teatro delle mie angosce interiori, che avrei aperto per l'ultima volta. Sì, perché Erika ed io anche stanotte abbiamo dormito nel nostro primo nido d'amore, un appartamento in affitto di 59 metri quadrati all'ultimo piano, che abbiamo lasciato mezzo vuoto. C'erano solo le sei grosse valigie pronte ad un lungo viaggio, ad aspettarci davanti alla porta stamattina.
Ci siamo, chiamano l'imbarco, devo salutarvi. È martedì 22 Giugno 2010 e sto per chiudere un capitolo lungo tre decenni. Sto andando incontro ad una nuova vita, non potevo proprio farne a meno di fare la mia rivoluzione, altro che quella di Cuba!
Sto andando a Panama, sapete?
E ho un biglietto di sola andata.

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Foto di proprietà dell'autore

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Leggendo questo meraviglioso e avvincente post, ho deciso di seguirti...


Un caro abbraccio da @amico! :)

Bellissimo!!! Ammiro la tua scelta. Ti confesso che è una scelta...che non ho mai avuto il coraggio di fare.

Grazie Dave... Ognuno fa quel che si sente dentro, se non hai "trovato il coraggio di farlo" è perché probabilmente il tuo destino era un altro!
Spesso è più coraggioso chi resta di chi parte! ;)

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Tanta ammirazione per questa scelta!
Complimenti per il post.
Bellissima la gattina!!!! Bellissima cosa aver portato anche lei (se ho capito bene)

Sì sì è venuta con noi, sull'aereo è stata bravissima!
Grazie per i complimenti... :)

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