Filosofia, bitcoin e mistero

in #ita6 years ago (edited)

Ieri sera ho dato un'occhiata alla lista delle mie crypto favorite sull'app di Binance, anche se ultimamente non è che ci sia da guardare chissà che cosa. Fra l'altro, è già da un bel pezzo che, forse complice il mercato bearish, ho deciso di farla finita con il trading ancor prima di cominciare seriamente.
Non so bene cosa mi abbia spinto a monitorare la situazione (pessima), ma so che l'atto mi ha portato ad una riflessione sulla quale mi sono già soffermato altre volte in passato.
Partendo dal presupposto che sono fermamente convinto che nella vita niente succede per caso, mi sono chiesto ancora una volta se sarei mai giunto ad avere a che fare con le criptovalute, se non avessi incontrato la persona che ha iniziato me e mia moglie a bitcoin poco più di quattro anni fa, quando per noi questa parola non significava proprio nulla.
Non contento, ho esteso la riflessione ad un livello successivo, forse sconfinando in ambiente filosofico.
Prima di addentrarmi nei processi machiavellici della mia mente però, dovrei raccontarvi più nel dettaglio come siamo arrivati a bitcoin, alla blockchain e, soltanto poi, alle altcoin e steem.
So che adesso potreste già storcere il naso e reputare noiosa l'idea di proseguire la lettura, ma vorrei avvisarvi che, come per quasi tutto ciò che mi contraddistingue, anche dietro questa storia c'è un interessante alone di mistero che io e @akireuna non siamo mai riusciti a dissipare, nemmeno per mezzo delle ipotesi più fantasiose.

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Immagine CC0 Fonte pixabay

Nel giugno del 2014, venne ospite della guesthouse a Panama una giovane coppia marchigiana, della provincia di Ancona, Nicolò e Giulia; due tipi piacevoli, dall'aria alternativa, che fin da subito ci diedero l'idea di vivere un po' fuori dagli schemi. Quel tipo di persone che a noi piacciono un casino se, oltre ad essere oggettivamente eclettiche, sanno anche dimostrare simpatia sincera.
Lui alto, magro e con i capelli biondicci piuttosto lunghi e lisci, lei l'opposto, bassa, mora e ricciolina.
Ricordo che una sera, durante una conversazione in veranda, scoprimmo di pensarla allo stesso modo a riguardo di parecchi argomenti, specialmente io e Nicolò eravamo sulla stessa lunghezza d'onda di pensiero. Parlammo davvero un po' di tutto, prima di arrivare a discutere su quella che era diventata per lui, già da un po' di tempo, un'ossessione: bitcoin.
Passando per argomenti totalmente avulsi alla criptovaluta, ricordo che fu lui a portarmi a conoscenza di due personaggi "epici" molto diversi fra loro, di cui non avevo mai sentito parlare, il mistico torinese Gustavo Rol ed il comico americano Bill Hicks, entrambi scomparsi negli anni '90. Due tizi assolutamente rivoluzionari, ognuno a modo suo, proprio come la valuta digitale.
Ancora oggi, sono convinto che Nicolò, in quel paio di sere, abbia lasciato una bella impronta sul mio cammino che difficilmente sparirà col trascorrere del tempo.
Comunque, quando finalmente arrivò a bitcoin, rimanemmo ad ascoltarlo in silenzio, seduti sul divano, come due scolari con le facce da ebeti, cercando di capire di che diamine stesse parlando; azzardavamo soltanto qualche domanda ogni tanto per tentare di capire qualcosa in più. Lui andava avanti a parlare di valuta digitale decentralizzata, di brainwallet, di chiavi pubbliche e private, nominava questa blockchain, siti web come bitstamp di cui faticavo a comprenderne la reale utilità e quant'altro ancora girasse intorno a questo mondo a noi totalmente sconosciuto, un mondo dentro cui questo ragazzo viveva, il mondo sul quale diceva di voler addirittura gettare le fondamenta del suo futuro.

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Screenshot di mia proprietà - La pagina web che usavamo per generare la chiave privata del nostro brain wallet, per mezzo di una passphrase

Ero incredulo. Gli dissi che se avevo capito bene almeno il concetto base di ciò di cui mi stava parlando, allora eravamo di fronte ad un cambiamento con la C maiuscola, una svolta epocale per l'umanità: "Cioè, tu mi stai dicendo che sti bitcoin sono soldi virtuali non stampati da nessuno Stato, nessuna banca o nessun istituto di credito, che saltano fuori a blocchi di tot coins da un algoritmo digitale"?
Fantastico!
"Sì, e hanno un valore reale che può essere scambiato nel corrispettivo in dollari, euro o altre valute del globo", aggiunse.
Asserii che l'ideatore di tutto questo, a detta sua un giapponese chiamato Satoshi Nakamoto, doveva essere un fottuto genio, ma sollevai anche il lecito dubbio su eventuali "bastoni fra le ruote" che, presto o tardi, i governi, i poteri forti o chi per loro, secondo me avrebbero di certo messo alla corsa di bitcoin verso il futuro.
Aggiunsi inoltre, che mi sembrava anche un po' tutto fumoso, complicato e che non dava l'idea di essere una tecnologia facilmente adottabile dalle masse.
"Per ora è un po' come dici tu, ci vorranno tempo e sviluppo prima di poterli usare come una valuta vera e propria. Per adesso è meglio forse vederli come un investimento, visto che sono convinto che il loro valore crescerà a dismisura. Pensa che valevano un centesimo di dollaro all'inizio, guarda ora che di dollari ne valgono 600. Noi ci siamo pagati il volo per venire qua con due bitcoin, me ne rimangono 27! Comunque è proprio su questo tema che vorrei lavorare, voglio rendere facile l'utilizzo di bitcoin, ho già un progetto con una compagnia online di mia fondazione che ho già registrato qui a Panama qualche giorno fa. Vogliamo sviluppare un portafoglio digitale che ti permetta di gestire le tue coin, come se fosse internet banking".
Quel ragazzo fu così convincente, che dopo alcuni giorni, benché non navigassimo in buone acque nel mare dell'economia domestica, decidemmo di investire circa 600 dollari per l'acquisto di 1,13 bitcoin.

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Immagine CC0 Fonte pixabay

Fino alla fine di gennaio di quest'anno, tutto ciò che sapevo sulla valuta digitale, era ciò che mi aveva spiegato Nicolò quella sera di tre anni e mezzo prima; o forse sapevo appena poco di più.
Avevo scoperto che il brainwallet era ormai cosa superata, il paperwallet pure e che ormai erano di largo uso i portafogli digitali; con buona pace di Nicolò, la sua idea sembrava già da tempo divenuta realtà, il suo sogno era quindi già stato realizzato da terzi e di lui non v'era traccia o quasi, in giro per la rete.
Scoprii anche l'esistenza di Ethereum, la criptovaluta di seconda generazione che valeva ben 1100 dollari, oltre a Litecoin di cui avevo già sentito parlare.
Avevamo assistito inerti al clamoroso hype dei 20.000 dollari, nell'avida speranza che il valore salisse ancora, ma tutta il nostro sapere finiva lì, nella buia ignoranza. Ancora legati alle parole guerriere e rivoluzionarie del biondo marchigiano, se pensavamo al nostro bitcoin, immaginavamo la rivoluzione e la vendetta del proletariato. L'avevamo idealizzato così tanto, che non prendevamo in considerazione l'idea di vederlo scendere di valore nuovamente, neanche alla lontana, anche nel momento in cui un numero sempre maggiore di esperti urlavano all'imminente scoppio della bolla speculativa, mio padre compreso che di economia sa assai ma guardava Mentana affermarlo in TV e poi riferiva come un pappagallo.
Poveri noi asini, sappiamo tutti bene come andò a finire invece.
Come dicevo, a fine gennaio di quest'anno, arrivarono ospiti della guesthouse due tedeschi, un ragazzo giovane e un signore sui cinquanta passati da un pezzo.
Passavano gran parte del loro tempo seduti in veranda a smanettare con i laptop e con i cellulari. Pensai che fossero interessati all'acquisto di qualche proprietà in zona, visto che qui in paese c'è una comunità di tedeschi piuttosto numerosa, così incuriosito domandai loro cosa facessero per lunghe ore davanti ai pc invece di andare in spiaggia. Il signore, che parlava anche un po' di italiano, mi rispose che lavoravano con le criptovalute: "Sai cosa sono?", mi domandò.
"Sì lo so, ho un bitcoin e poco più", dissi fiero.
"Noi facciamo trading, compriamo e vendiamo criptovalute. Voi italiani siete tutti fissati con bitcoin, ma non esiste solo quello", disse girando il laptop verso di me, per mostrarmi la schermata di Bitfinex.

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Immagine di Marco Verch Fonte Flickr

Non credevo ai miei occhi, una lista pazzesca! Il crucco disse che ovviamente non le conoscevano tutte, ma gran parte e che con pazienza si erano studiati tutti i progetti alle spalle di ogni criptovaluta.
Pensai che fossero matti, ma da quel momento in poi si piantò in testa il pallino delle altcoin, forse con la speranza di ripetere con una di esse la magica crescita della capostipite.
Solo due mesi fa circa, fu la volta di steem(it). Non so bene perché, forse in un momento di noia, Erika si ricordò di averne sentito parlare da uno youtuber italiano, un tale che non si sa bene che fine abbia fatto. Presa dalla curiosità, scovò i video con i quali @zaragast parlava delle comunità italiana di steemit. Il resto, come si suol dire, è già storia ;)

Come promesso all'inizio del post, veniamo adesso alla breve riflessione filosofica ed alle note di mistero che circondano le figure di Nicolò e Giulia.
Il grande quesito che mi sono posto, l'avrete già intuito, è questo: se è vero che niente succede per caso, vivremmo comunque un determinato evento sostitutivo che serve a spingerci verso qualcosa o qualcuno, se un evento prestabilito a questo proposito salta?
Provo a spiegarmi meglio.
Chi ha visto Final Destination?
In realtà non c'entra nulla l'argomento trattato nel film, nel quale una serie di persone destinate a morire cercano in tutti i modi di sfuggire alla grande mietitrice di anime, nonostante quest'ultima cerchi continuamente di prenderseli tutti creando una serie di situazioni pericolosamente mortali una dopo l'altra. C'entra però il concetto dell'evento. Se devo ottenere l'obiettivo X, allora creo allo scopo il caso 1. Se il caso 1 fallisce o non può avvenire, creo il caso 2. Se anche questo subisce la stessa sorte del primo passo al caso 3 e così via, finché l'obiettivo X verrà finalmente centrato.
Oppure, chiederci tutto questo è assolutamente superfluo, in quanto il fato non sbaglia mai?
Voglio dire, forse il nostro percorso è già talmente predefinito, da non poter permettere che gli eventi cruciali di questa nostra esistenza, possano in qualche modo "saltare" o essere rimandati, a prescindere dal libero arbitrio di ognuno?
Voi come la pensate a riguardo?

L'immagine della statua del pensatore di Inocybe è CC BY-SA 1.0 Fonte Wikipedia

Il mistero di Nicolò e Giulia

Questa volta non si tratta né di un dipinto misterioso, né di chiese piene di segreti.
Qui si tratta di due ragazzi svaniti nel nulla.
Quando Nicolò e Giulia andarono via, gli unici contatti che ci scambiammo io e lui furono l'indirizzo di posta elettronica e Skype, in quanto nel 2014 io non possedevo uno smartphone e lui non sembrava essere avvezzo ai social network, infatti i suoi profili Facebook, Twitter, Google+ e Linkedin erano e sono tutt'ora fermi al 2013.
Idem per quel che riguarda lei.
Nelle settimane successive alla partenza, ebbi occasione di comunicare con Nicolò attraverso la chat di Skype e via mail, ma dopo pochi giorni i contatti cessarono perché generalmente funziona così, il tempo spesso tende ad allontanare le persone.
Ad un tentativo di ricontatto attraverso un messaggio di posta elettronica nel dicembre dell'anno scorso, non ricevetti mai nessuna risposta.
Fu allora che cominciai una ricerca su internet; pensai che nel 2018, rintracciare una persona per mezzo della rete è davvero facile, almeno nella maggioranza dei casi, soprattutto se il ricercato è uno che di internet, criptovalute, blockchain e quant'altro, letteralmente diceva di viverci. Non fu così.
Gli unici dati a cui sono riuscito a risalire, hanno un non so che d'inquietante: Nicolò è dal 2015 che sembra essere sparito dalla faccia della Terra insieme alle attività documentate della sua azienda, la quale però risulta ancora registrata e "vigente" al Registro Pubblico di Panama.
Sono riuscito a risalire al nome della società, attraverso una serie di pagine web dalle quali egli svanisce d'improvviso, dopo averne fatto uso massivo; in particolar modo dal celebre forum a tema criptovalute, bitcointalk.org, dove "posta" il suo ultimo messaggio il 13 settembre 2015, dopo essere stato uno degli utenti più attivi.
Tante altre sono però le pagine più o meno famose da dove progressivamente sparisce: Crunchbase, slides.com, GitHub e cointelegraph.com
Quest'ultima piattaforma, come altre, ebbe occasione di scrivere un articolo a favore dell'azienda, del suo fondatore (Nicolò) e dei progetti in cantiere.
Cosa può essere successo a questa gente? Ero e sono desideroso di ringraziarli per averci introdotto nel magico mondo di bitcoin, ma ad oggi non sono ancora riuscito a rintracciarli. Ho temuto perfino il peggio, anche se la società panamense ancora vigente lascia ben sperare.
Scrissi perfino ad un ex collega di lui su Facebook, un altro criptomane, ma non ricevetti mai nessuna risposta. Ad un'amica di lei in Italia, idem.
Arrivai anche a cercare notizie di una possibile eventuale tragedia a Panama, che è un paese piccolo e se succede qualcosa ad uno straniero, prima o poi si viene a sapere.
Non mi resta che immaginarmeli da qualche parte nel mondo, a godersi i 27 o più bitcoin venduti magari a 20.000 dollari l'uno.
Ad ogni modo, che il mio grazie vi giunga ragazzi, ovunque voi siate.

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Bella storia!
Ovunque siano, Nicolò e Giulia staranno benissimo!

Dei due tedeschi, invece, hai notizie recenti?

Me lo auguro anch'io che stiano bene... Dei tedeschi non ho mai saputo più niente, ma immagino che abbiano vissuto un periodo piuttosto pesante da gennaio ad oggi...

Ammetto la mia piena ignoranza, ma con le criptovalute non si può vendere allo scoperto?

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