KANT, LA VOLONTÀ E IL DOVERE

in #ita6 years ago (edited)

La volontà, secondo Kant, è buona non per i risultati che consegue, ma è buona di per sè e anche perchè rappresenta il fondamento della massima, ovvero, del principio soggettivo del volere, invece il principio oggettivo è la legge pratica.
Se questa volontà, improvvisamente, mancasse il potere di attuare i suoi scopi, come una pietra preziosa, brillerrebbe per se stessa, perchè ha dentro sè, il suo valore.
Questa volontà buona priva di ogni sorta di utilità, appare davanti agli occhi della ragione come una vera e propria chimera, e quindi Kant per giustificare questa cosa cerca di capire se questa volontà è legata oppure no al fine verso il quale l'uomo vuole arrivare.


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Se questo fine però è la felicità, l'uomo non sta agendo secondo la ragione ma secondo l'istinto.
Infatti, la ragione non può guidare la volontà verso il raggiungimento della felicità, però, avendo potere pratico, può influenzare la felicità.
Kant non vuole creare una volontà buona che possa produrre un effetto empirico, ma vuole creare una volontà che possa rappresentare la virtù, il Sommo Bene, perchè è la virtù che rende l'uomo felice.

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Per spiegare il concetto della volontà buona, Kant fa ricorso al concetto di dovere.
Per spiegare tale concetto Kant elabora tre proposizioni: 1) La legge morale viene compiuta dall'uomo non solo nel rispetto del dovere ma anche per rispetto del dovere.
2) La legge compiuta dall'uomo per dovere, riceve il proprio volere morale non per il fine verso il quale vuole arrivare ma per il tipo di massima che le è stata imposta.
3) Il dovere è la necessità dell'uomo di compiere un'azione per rispetto della legge morale.
Il rispetto di cui parla Kant non è un semplice sentimento ma un sentimento originario attuato dalla legge morale vera e propria.
Il rispetto deve essere considerato come l'effetto della legge sul soggetto e non come la causa della legge.

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Kant cerca inoltre di capire se è una legge necessaria per tutti gli esseri razionali giudicare le proprie azioni secondo massime.
Se è necessario allora è connessa alla volontà di un essere razionale in generale.
Per scoprire ciò bisogna far ricorso alla metafisica, precisamente a quella dei costumi.
Per Kant, in questo caso, non si tratta di indagare per mezzo dell'esperienza le cause per cui una cosa piace o non piace, come si distingue il godimento dalla razionalità.
In realtà si tratta del comportamento di una volontà verso se stessa, che si determina attraverso la ragione dove l'esperienza non può esserci.
La volontà si trova in esseri razionali e determina se stessa in conformità delle leggi.

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Ciò che serve alla volontà per attuarsi è il fine e per raggiungerlo ha bisogno di un mezzo: il fondamento soggettivo del desiderare. Kant parla inoltre di una volontà autonoma sostenendo che, questa volontà è la costituzione della volontà la quale a sua volta, è legge a se stessa e segue un principio molto importante: bisogna scegliere in modo che le massime della nostra scelta possano essere considerate come leggi universali. Bisogna andare oltre la coscienza dell'oggetto per giungere alla critica del soggetto.

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