La strada comincia con una Regata

in #ita6 years ago (edited)

Musica per accompagnare la lettura - DimmiDove

Ci vollero due mesi di ricerca sul giornale degli annunci per riuscire a trovare quello che cercavo. Compravo i giornali del mercato dell’usato, selezionavo le offerte più pertinenti, telefonavo e fissavo un appuntamento. Erano tante le strade e le piazze di Firenze dove non ero ancora mai passato. Grazie ad una cartina dettagliata trovavo l’indirizzo, incontravo il venditore e dopo aver ben controllato la merce, contrattavo il prezzo.

Intorno al prezzo ci sono sempre tante cose che attirano la nostra attenzione, non soltanto dal lato commerciale. Cercavo un’automobile che mi permettesse di realizzare determinati sogni, mentre il venditore generalmente cercava di liberarsi di quel bene.
M’imbattevo in automobili troppo piccole, troppo belle, troppo care, poco versatili, troppo potenti, insomma che non facevano al caso mio. A ogni incontro, cercavo di spulciare dentro i sogni per capire quale avrebbe dovuto essere l’automobile che faceva per me. Come spesso accade, la conclusione di un contratto avviene grazie a dei piccoli dettagli di poca importanza. A farmi prendere la decisione, non furono l’impianto a GPL, che ben si adatta alla mia natura di micragnoso ambientalista, né la taglia Station Wagon, ma un evento apparentemente privo di collegamenti logici che il venditore non sapeva essere così importante per me. Era il 1997.
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Foto di Maurizio Leoni
Non esitate a farvi accompagnare durante la lettura dalla musica che troverete qui
Durante l’alluvione del 4 novembre 1966 che colpì nel cuore Firenze custode del Rinascimento, un mio parente che lavorava all’acquedotto, si apprestava a cambiarsi di veste dopo una giornata di duro lavoro. Rimasto solo negli spogliatoi, l’acqua cominciò a salire, la pressione bloccò la porta e si ritrovò ben presto con l’acqua fino alla gola morendo nel tentativo di prendere l’ultima boccata di ossigeno. Il suo corpo fu ritrovato sopra gli armadietti in cerca dell’ultimo respiro. L’acquedotto, un po’ di tempo dopo, eresse un monumento in suo ricordo: una ruota di pietra scalfita, proprio nei pressi del parcheggio nel quale era parcheggiata quell’automobile.

Questa storia non avrebbe avuto niente a che vedere con l’acquisto di un’automobile, soprattutto in considerazione del rispetto che si porta verso una persona defunta e del silenzio che già scrivendo di lei mi sembra di violare. Il rispetto però non si limita al silenzio che spesso nasconde un grido di rabbia troppo grande per essere espresso, ma si estende a un ultimo saluto solenne per aver scelto un’automobile che per qualche mese rimase parcheggiata all’ombra di quel monumento. L’alluvione aveva portato via con sé una vita, ma non aveva cancellato il ricordo e il cammino che l’aveva fatta arrivare fino là. Quell’acquisto dava una continuità al suo percorso, una via di uscita al tentativo di aprire la porta dello spogliatoio mentre l’acqua cominciava a salire e rappresentava per me una benedizione per le decine di migliaia di km che avrei percorso. Credo che la sua anima abbia vagato insieme con la mia per le strade d’Europa.

La scelta finale

avvenne un bel pomeriggio di fine inverno. Il venditore, che lavorava all’acquedotto, da poco aveva comprato una Golf ultimo modello e soprappensiero mi rivelò che per quella vecchia automobile i concessionari non gli avrebbero dato più di 600.000 lire. Lui voleva assolutamente liberarsi di quell’accumula bollo e polvere, mentre io rimasi timido e indeciso. Non potevo ancora sapere che quell'automobile mi avrebbe trasportato per almeno otto anni adattandosi a ogni esigenza e trasformazione.
Chiunque non avrebbe esitato a dire che era un pezzo di ferraglie, un residuo di magazzino, un avanzo di mercato, un errore di vendita o un mucchio di ruggine. Il budget mi obbligava a dare fiducia a quell’occasione e a poche altre. Avere pochi soldi può insegnarci ad avere fiducia.
Uscendo dal parcheggio sentii che quella era la macchina giusta, anche il meccanico confutò ogni perplessità. Grazie a qualche ammaccatura e al carburatore da pulire, pagai la mia prima automobile a un prezzo talmente basso che il notaio incaricato per comprovare la transazione fu costretto a ristampare il modello di contratto prestampato che esprimeva il prezzo soltanto in milioni di lire.

Grigio metallizzata e a GPL, la Regata SW era pronta a conoscere il team di meccanici più esperti per questo genere di casi. La risistemarono, cambiarono il perno dello sterzo, gli ammortizzatori anteriori, l’impianto frenante e ci misero sopra una garanzia di una cinquina d’anni. Non le garanzie su carta ma la semplice parola, apparentemente senza importanza che nasconde una fiducia nel loro lavoro e che, in qualche modo, completava la mia fiducia.
La società di acquisto formatasi con Andrea, mio padre, ridusse anche i costi di autofficina. Io partecipavo per 1/3 e lui per 2/3. In qualche senso c’era anche la sua benedizione, lui acquistava in società l’automobile e partecipava sempre in società alle riparazioni iniziali. Inizialmente fu lui a usare maggiormente la Regata, a testarla, a “rodarla”. Io avevo in cambio l’uso della sua Renault 4 blu.
Andrea mi ha sempre stimolato e incoraggiato sul cammino verso l’indipendenza. In quel periodo non ci vedevamo spesso ma sentivo sempre la sua presenza. Lui è sempre riuscito a essere presente, vicino, nonostante fisicamente ci vedessimo soltanto una volta a settimana.
La regata Weekend, benché sia un modello standard da un punto di vista estetico, si presta a ogni tipo di clima, terreno, situazione o ambiente. Cittadina o di campagna, può diventare un furgoncino per il trasporto di cose e persone, un mini-camper, una monovolume, una familiare, una long - spider, un ripostiglio ambulante e ancora molto di più.
Prima che il design delle automobili si ovalizzasse, il modello della Regata si presentava come uno degli ultimi modelli a forma veramente di macchina. Basti pensare al disegno che ogni bambino fa di un’automobile e verosimilmente il modello al quale si avvicinerà di più sarà quello della Regata berlina. Con la Regata Weekend credo che la FIAT abbia raggiunto il massimo, creando l’automobile per farci tutto e anche di più. Se non ci credete, continuate a leggere questo racconto e lo scoprirete da voi che al mondo non contano soltanto i cavalli vapore e i cerchi in lega.
La Regata mi ha accompagnato in questo lungo viaggio, fedele compagna di avventure e sventure, perché quando metti in strada una macchina come questa è difficile che si fermi, almeno fino a quando non abbia terminato la sua missione. E così fu.

Il resto della discografia su : http://jam.dj/vpe4

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