Infinite vie - 5° puntata

Immagine CC0 creative commons

"Ti ringrazio per quello che hai fatto per me, grazie davvero, sei un carissimo amico, sta facendo notte ora, vai pure adesso, tra qualche ora arriverà la mia mamma, magari provo anche a dormire un po', mi fa molto male la testa, ma è sicuramente la febbre che mi sta tormentando, vai Giacomo, grazie ancora.."

"Guarda, c'è una sedia qua, mi accomodo qui, mancano ancora diverse ore prima che arrivi tua mamma, non me la sento di lasciarti da sola, quasi 41 di febbre non è uno scherzo, non mi sentirei a posto con me stesso se me ne andassi ora, e se ti capita qualcosa per sbaglio?!?! Non me lo potrei mai perdonare, avendo avuto la possibilità di fare diversamente."

"Non vorrei darti altri problemi, ti aspettano a casa, adesso la Tachipirina farà effetto e la febbre scenderà un po', dopo come ti ho detto arriverà mia mamma, stai tranquillo, non sono in mezzo ad una strada."

"No, no e poi no, rimango, se non ti dò fastidio."

Eveline lo guardò in viso, forse la febbre, forse lo stato di necessità, forse altro ancora, della ragazza impertinente non c'era traccia in quel momento, anzi, una gattina bisognosa di cure sembrava, disegnò un delicato sorriso sul suo viso, rivolgendosi a Giacomo....

"Dare fastidio, non mi hai mai dato fastidio, neanche quando ti saltavo nel muso, erano semplici schermaglie, sapevo che eri un bravo ragazzo, per cui fai come credi, se vuoi rimanere, almeno vai in salotto e chiama i tuoi genitori, avvisali che farai un po' tardi, c'è qualcosa sicuramente da mangiare in frigorifero o in dispensa, poi torna per favore, non riesco a scaldarmi."

Il ragazzo accolse l'invito di chiamare, un paio di minuti di colloquio con suo padre, per avvisare di non aspettarlo per cena, per risalire prontamente in camera di Eveline, si era quasi assopita, ma vedendolo varcare la soglia della sua stanza, lo chiamò a sé.

"Posso chiedere un altro favore??"

"Dimmi pure."

"Se mi scaldi un po' con il tuo corpo, sto morendo di freddo."

Giacomo si distese dietro alla ragazza, appoggiando il suo braccio destro sulla sua spalla, ma Eveline non era ancora contenta, per cui gli chiese di andare sotto le coperte e di abbracciarla."

Mille pensieri passavano per la testa di Giacomo, si interrogava se c'era un secondo fine, oltre a quello di procurare calore, ci pensò un attimo, prima di decidere il da farsi, pochi attimi e si ritrovò in maglietta e slip, alzando un lembo del piumone si introdusse nel letto di Eveline, con l'unico imperativo di non rivelare il suo stato di eccitazione, chiaramente intuibile dalla espansione e turgore della zona centrale, non voleva fare la classica figura del porcellino.

Si appoggiò piano piano al corpo caldissimo di Eveline, sentendo il corpo vicino la ragazza si spinse indietro incollando ogni parte posteriore del proprio corpo a quello di Giacomo, che prontamente ritrasse la zona inguinale, un secondo movimento pelvico a ritrovo e nuovamente un dietro-front del ragazzo, finché dolcemente la fanciulla girò un po' il viso verso di lui e gli disse...

"Ascolta, non sono stupida né bambina, credi che non abbia già sentito che ce l'hai in tiro? E' una cosa naturale, mi offenderei quasi se così non fosse, abbracciami e appoggiati completamente a me, come un francobollo con la lettera, stammi sentire tutto il tuo calore, sto veramente patendo un freddo boia, per cui prova a scaldarmi tu, tienimi tra le tue braccia, riscaldami per favore, non chiedo altro."

Rassicurato dalle parole di Eveline, Giacomo stampò il suo corpo contro il suo, avvolgendolo completamente, era decisamente più grande di una buona spalla rispetto a lei, che si incastrò nella conca naturale creatasi, non era sicuro del movimento che avvertì, ma gli sembrò che lei avesse strusciato un paio di volte il proprio sedere contro la sua virilità, saggiandone consistenza e dimensione, facendosi scappare un piccolo mugolio, ma non era sicuro di tutto quanto, quello che era certo è che dopo pochi minuti lei lo aveva piacevolissimamente abbrancato, si era saldata al suo corpo, il respiro si fece più lento e profondo, concedendosi finalmente un sonno ristoratore..."