Cronache di viaggio: Jordan tour

in #ita5 years ago


Ciao a tutti! Bentornati sul mio profilo Steemit.
Ormai sono passati molti mesi dal mio ultimo post, ma non è mai tardi per tornare, no?
Quest'oggi, infatti, vi porto le cronache del mio viaggio svolto in Giordania, un'avventura per me molto speciale. Sia dal punto sentimentale che per le mie passioni geologiche.
Dopo questa breve intro direi che è giunta l'ora di iniziare.
Buona lettura :)


Cronache di viaggio: Jordan tour


Premessa


Come gran parte delle cose più belle, tutto inizia per caso. Era un giorno come un'altro al CNR- Ismar di Bologna ed io ero indaffarato a completare la mia tesi. Mi sarei laureato pochi giorni dopo (marzo 2019)... Provate a immaginare quanto fossi teso e incasinato in quel momento. Nel mio trambusto quotidiano, però, c'erano le mie due luci che mi tenevano compagnia, illuminandomi un po' la giornata. I loro nomi sono Giulia e Sarah, le quali sono per me, a loro modo, due persone che mi piacciono molto. Giulia è la tipica ragazza che ti dice le cose in faccia (e che se non fai attenzione ti picchia pure XD), mentre Sarah è la tipica ragazza timida e riservata, con un sorriso così bello, da farti dimenticare i problemi. Con due ragazze così che mi facevano compagnia, non potevo di certo lamentarmi. Tralasciando alcuni particolari, un giorno Sarah propose a Giulia di partire per la Giordania. Le disse che un suo amico stava organizzando un viaggio e le chiedeva se ci fosse qualcuno di interessato. Io non venni invitato direttamente. Diciamo che io mi ci buttai in mezzo. "Posso venire anche io?" La risposta fu positiva ma, ora che mi ricordo, non capii se Sarah volesse invitarmi ma era timida per chiedermelo; oppure semplicemente si era rotta così tanto le balle di me che sperava che io non le chiedessi nulla XD. In realtà in quel momento ero molto felice anche per un'altra ragione. Da quando ero piccolo ero sempre stato un fan di Indiana Jones e di quella eccezionale meraviglia che è Petra. Da tempo volevo visitare la Giordania e questa era la volta buona. Dopo quel giorno iniziammo a organizzare il viaggio e da quattro avventurieri che credevamo essere, diventammo otto. Oltre me, Giulia e Sarah, c'era l'organizzatore del viaggio Daniele, due ragazze, Carlotta e Francesca e altri due ragazzi, Niccolò e Samuele. In seguito ci trovammo in alcuni locali per poter discutere al meglio l'organizzazione del programma e fu così che mi presentai con la gran parte del gruppo a me sconosciuto. Solo Niccolò l'avrei visto direttamente al giorno della partenza. L'organizzazione andò nel migliore dei modi. Daniele aveva preparato le cose scrupolosamente mostrando a tutti noi le possibilità e i prezzi dei luoghi consigliati. Organizzando viaggi per hobby, vi posso tranquillamente dire che rimasi piacevolmente stupito dalle sue abilità organizzative pre e intra viaggio. Anche per le prenotazioni degli hotel trovammo ottimi prezzi. Inizialmente trovai buoni prezzi io, ma scoprii ben presto che Carlotta aveva per gli stessi posti sconti molto migliori dei miei. Grazie Carlotta per averci fatto spendere meno (:D)! Dato che dovevamo anche acquistare il visto per entrare nel paese, approfittammo del Jordan Pass, un documento che ci permetteva di avere un visto e allo stesso tempo l’ingresso gratuito a quasi tutte le attrazioni principali del paese. Scoprimmo presto che era un “must” averlo. Finalmente eravamo pronti. Era giunta l'ora di partire.

Voli: giorno di partenza e ritorno

Partenza, arrivo e la prima notte


Il volo partiva alle 15e40. Dato che avevamo già fatto il check in online decidemmo di trovarci all'aeroporto di Bologna alle ore 14. Poiché dovevo vedermi prima con Giulia che lasciava la sua macchina a casa mia, per sicurezza la feci arrivare prima in modo da poterci organizzare al meglio per raggiungere l'aeroporto. Giulia raggiunse casa puntuale ma, nel momento di uscire, mentre controllavo di avere tutti i documenti come il passaporto, lei gridò: "IL PASSAPORTO". Se l'era scordato a casa. Sul mio viso non si capiva se ci fosse un ghigno omicida o sarcastico, ma in fretta e furia raggiungemmo casa di Giulia che stava dall'altra parte di Bologna. Per nostra fortuna arrivammo in modo preciso ed impeccabile al ritrovo con gli altri. Insomma, prima prova superata. Passammo agilmente i controlli, ma per me iniziarono le prime magagne. Il mio passaporto elettronico si era smagnetizzato. Parlando poi con il poliziotto aeroportuale non ebbi problemi ma, per un attimo, ebbi un po' paura delle possibili sfortune che avrei potuto avere durante il viaggio. Anche qui: seconda prova superata.

Dopo un volo tranquillo e con un arrivo leggermente in anticipo, finalmente arrivammo in Giordania. Già da subito notammo un cambio radicale delle temperature: dai 15 gradi piovosi e umidi di Bologna ai 30-35 secchi di Amman. Prima di ritirare le nostre auto per il nostro "Trip on the road", cercammo di cambiare i nostri euro in JD (dinari giordani) o prelevarli semplicemente agli sportelli. Molti di noi (me compreso) non riuscirono a prelevare. Non sapevamo per quale oscuro motivo, ma i POS arabi ci odiavano. Perdemmo molto tempo nel recuperare i nostri cari dineros ma, prelevati un po' qua e là, eravamo economicamente autosufficienti per proseguire il viaggio. Andammo così a ritirare le nostre due macchine: due Dacia Sandero con cambio automatico.

Lungo la nostra rotta, la notte calda di Amman iniziò ad accompagnarci. Le strade erano in gran parte buie e gli autisti giordani guidavano un po’ a caso. Senza contare che le persone passavano per le strade vestite spesso di nero. Ringraziamo tutte le divinità di questo mondo per non aver mai fatto frittate giordane o, meglio, ringraziamo gli autisti di questo viaggio per la responsabilità presasi. Dopo quasi tre ore di viaggio arrivammo finalmente alla nostra prima destinazione all’interno di un’area denominata “Biosfera di Dana”. Questa fermata era il punto di partenza che ci avrebbe portato alla nostra meta successiva. Dopo un lauto pranzo notturno con pite, carne, hummus e altre specialità locali beduine, un po’ contro le nostre aspettative, ci trovammo a dormire in piccole tende bianche. Giuro che per dormire dovevo stare rannicchiato, anche se in realtà non riuscii a riposare un granché. Questo perché oltre alla posizione scomoda, c’era anche il vento a disturbare il sonno: la tenda tremava in continuazione. Il mio compagno di tenda, Samuele, infatti, alle cinque uscì dalla tenda per cercare di andare a riposare all’interno della costruzione dove avevamo cenato. Io ormai più sveglio che mai, invece mi vestii e uscii dalla tenda con la mia reflex diventando ufficialmente il fotografo del gruppo. Fino alle sette mi misi a fare foto assieme a Daniele, Carlotta e Sarah che come me non riuscivano più a chiudere occhio.



Le nostre tende

Wadi Rum


Fatta colazione partimmo per raggiungere il Wadi Rum nell’area meridionale della Giordania, ma dopo poco, la macchina in cui ero ero, venne fermata dalla polizia giordana. Multa in arrivo per eccesso di velocità. Per quanto potesse essere corretto fare una multa di questo genere, io ancora non mi spiego il perché dell’esistenza di cartelli che segnano 60 km/h in aree che potresti fare tranquillamente i 130. Diciamo che, a mio parere, i cartelli giordani erano messi davvero a caso. Oltre questa bella multa scritta in arabo (della quale ovviamente non capivamo niente, ma scoprimmo in seguito essere solo di 25 JD) il viaggio andò bene portandoci al maestoso deserto del Wadi Rum. In questo territorio rossastro la temperatura si aggirava attorno ai quaranta gradi e la mancanza di ombre rendeva la permanenza più complicata del previsto. Fortunatamente in quella giornata avevamo un’escursione in jeep e quindi almeno gli spostamenti erano considerati all’ombra. Il deserto del Wadi Rum era spettacolare sia per la sua sabbia rossa, sia per le montagne erose dal vento. Sotto la guida del nostro beduino Omar cominciammo a vedere panorami dall’alto, dune da scendere con una sorta di snowboard, ponti di pietra, la casa di Lawrence d’Arabia e antiche arti rupestri in gole per fortuna ombreggiate. Indubbiamente era tutto molto bello, ma la stanchezza, dovuta in gran parte al caldo, iniziava a farsi sentire. Terminato il tour in jeep raggiungemmo la nostra grande tenda per la notte. Al contrario delle tendine piccole, stavolta almeno avevamo i letti. Dopo una tipica cena beduina alcuni di noi si misero a guardare le stelle da sopra una grande roccia e così iniziammo a fare gara su chi contasse più stelle cadenti. L’assenza di luci rendeva il cielo così limpido da poter vedere tutto chiaramente. A una certa ora alcuni di noi abbandonarono la roccia per tornare a dormire nelle nostri letti, mentre altri rimasero lì a dormire sotto le stelle.

Il nostro accampamento beduino
Quella notte riuscimmo a riposare sicuramente un po’ di più anche se le mosche erano fastidiose più che mai. Inoltre io ebbi la sfortuna di essere punto da una simpatica cimice dei letti che mi fece gonfiare il dito per qualche ora (del quale Samuele mi prese in giro più e più volte). Diciamo che gli insetti locali non mi stavano molto simpatici. Tra un pizzico e l’altro però era giunta l’ora di fare un’escursione sui dromedari. Inizialmente doveva essere di tre ore ma, per motivi logistici, decidemmo di farne solo una.

Giri cammellosi
Salire sui dromedari è stato più divertente di quello che credevo. Quando si alzavano in piedi di scatto con noi sopra mettevano una certa soggezione, ma sicuramente rendeva la cosa emozionante. La durata di solo un’ora forse fu la nostra salvezza: la parte alta delle gambe e il sedere iniziavano a farmi male. Dopo essere scesi dai dromedari e aver raggiunto il parcheggio, grazie a Samuele e Daniele, contrattammo con i beduini per pagare un po’ meno e poi partimmo per la nostra nuova meta: la città di Petra.

Foto ricordo con la nostra guida Omar

Petra


Arrivammo nella città di Petra per l’orario di pranzo. Essendo in pieno periodo di Ramadan era complicato trovare locali aperti per poter mangiare. Solo un ristorante rispose alla nostra ricerca, ma dopo esserci seduti capimmo subito che sarebbe stato meglio non scoprirlo dato che ci toccò ordinare esattamente quello che voleva il gestore del locale con ritardi piuttosto eclatanti. L’unica cosa positiva era quella di avere il wifi col quale potevamo contattare i nostri cari ed amici in Italia. Dopo un pranzo un po’ da dimenticare raggiungemmo il sito delle rovine di Petra. Per arrivare al “tesoro” attraversammo un lungo sentiero all’interno di lunghe pareti rocciose. Davanti alla meraviglia del mondo mi stupii di due cose: la sua magnificenza e la poca presenza di turisti. Mi aspettavo un numero di turisti nettamente maggiore anche se forse il caldo e il ramadan rendevano questa meta più difficile da raggiungere.

Petra: il tesoro
Come beduini sotto il sole cocente passammo quest’area per raggiungere il Monastero, il monumento più alto di Petra. La nostra camminata iniziò a diventare faticosa. Nonostante fossi allenato, agli inizi ero davvero distrutto ma, grazie a beduini che vendevano acqua fresca lungo la via, mi ripresi un po’ portandomi a combattere contro il caldo infernale. Anche i miei compagni di viaggio risentivano di questo calore, ma come eroi raggiungemmo l’obiettivo. Ora il monastero risultava più bello di quello che credevo. Era come un premio per la nostra fatica.

Foto in tuffo al monastero di Petra (XD)
Dopo una pausa e qualche foto iniziammo a scendere per raggiungere di nuovo il tesoro, davanti al quale stava per iniziare un evento serale chiamato Petra by night. Di norma si sarebbe dovuto fare la fila all’ingresso per entrare ma, avendo già i biglietti, un po’ strategicamente avevamo saltato la fila ponendoci nei posti migliori per vedere lo spettacolo dei beduini. L’allestimento del tesoro con le luci e con i sacchetti rossastri (all’interno c’erano candele) era davvero bello da vedere anche se devo ammettere che lo spettacolo dei beduini è risultato piuttosto semplice e un po’ troppo costoso (17 JD = 21.5 euro). In ogni caso l’atmosfera prima dell’arrivo degli altri turisti era sicuramente impagabile. Dopo una cena all’interno di un bellissimo pub di fianco all’ingresso principale, stanchi come non mai, raggiungemmo l’hotel e ci preparammo per il giorno dopo. Dovevamo raggiungere il Mar Morto.

Petra by night

Mar Morto


Anche quella mattina sveglia presto. Le nostre facce erano piuttosto assonnate, ma almeno stavamo andando al mare. Iniziammo a svalicare verso ovest per raggiungere la lunga strada che passava lateralmente il Mar Morto, lungo il confine giordano. Dopo almeno duecento chilometri, caldo atroce e vari cambi di ricezione telefonica tra Israele e Giordania ci accorgemmo che non esistevano benzinai. Il problema è che noi iniziavamo ad essere in riserva. Vi immaginate perdersi nel nulla più assoluto senza benzina? Ecco, ci siamo andati vicini. Per fortuna ci fermammo a una stazione di polizia per chiedere informazioni e due poliziotti che parlavano praticamente solo arabo ci fecero capire tramite google traduttore che avremmo trovato una pompa di benzina una trentina di chilometri più avanti. In realtà la trovammo solo dopo circa venti, facendoci esultare letteralmente, nonostante la temperatura toccasse i 47 gradi. Con le macchine ricaricate e con l’aria condizionata a palla, potevamo ora arrivare finalmente tranquilli al nostro resort sul Mar Morto.

Foto con poliziotto giordano in servizio
Dopo aver sistemato le nostre valigie ed esserci messi il costume, andammo sulla nostra spiaggia per scoprire di trovarci esattamente nel punto più profondo del mondo (delle terre emerse, ovviamente). Vedendo quel cartello, da buon geologo, gongolai un po’, ma dopo la mia felicità decisi di buttarmi finalmente in acqua. Come si voleva dimostrare, affondare era praticamente impossibile: galleggiavamo tutti perfettamente, senza il minimo sforzo. L’unico difetto del Mar Morto era l’altissima reattività dell’acqua salata sulle piccole ferite e taglietti. Ebbene, iniziarono a bruciare come non mai. Mar Morto sei bellissimo, ma io esco dall’acqua.

LOWEST POINT ON EARTH (ma se siamo fighi)
Verso l’orario di chiusura della spiaggia, ci incamminammo verso il resort, prendendo poi una comoda navetta che ci portò all’ingresso. Al ritorno dal mare alcuni di noi si fermarono in piscina a prendersi un buon cocktail, mentre altri di noi (me compreso) ci spostammo nelle nostre camere per farci una doccia fresca e per riposarci sotto l’aria condizionata. Dopo esserci preparati per la sera, cenammo all’esterno alcuni con buffet e altri alla carta (io e Carlotta). Finimmo la serata chi con narghilè e chi con altri cocktail.

Vista notturna dal resort

Sito battesimale


La mattina quasi tutto il gruppo decise di andare al sito battesimale sul Giordano “ovvero il luogo nel quale si crede che Gesù sia stato battezzato”. Per raggiungere questo luogo ci si mise poco tempo dato che eravamo molto vicini ma, al contrario degli altri posti che avevamo visitato, fummo costretti ad avere la guida data la vicinanza al confine israeliano. Devo dire che come mi aspettavo, il sito non mi convinse molto. Mi è sembrata molto una trappola per turisti, dato che anche chi è molto credente, in quel luogo non credo sentisse chissà quale spiritualità. Anche il fiume Giordano che faceva da confine tra il nostro appostamento e Gerusalemme dall’altra sponda era piuttosto striminzito. Molti addirittura ci facevano il bagno, ma sinceramente in quell’acqua molto torbida e terrosa ci misi soltanto un dito giusto per dire “l’ho fatto”. Costretti dal caldo ad entrare in un negozio di souvenir per aspettare una navetta che ci avrebbe portato alle nostre macchine, approfittammo dell’aria condizionata. Ripartiti tornammo verso il resort per recuperare i rimanenti del gruppo ed infine partimmo per andare verso l’ultima nostra meta prima della ripartenza verso Bologna: la città di Jerash.

Bagno nel Giordano (lato di Israele)

Jerash


All’arrivo nella cittadina trovammo il solito problema del cibo anche se, stavolta, era peggio. Oltre al ramadan era anche venerdì, giorno di festa dei musulmani: trovare da mangiare diventava un’impresa non da poco. Inizialmente comprammo una sorta di panini, ma due ragazzi in macchina ci dissero che non erano da mangiare freddi. Eravamo da capo, ma ad un certo punto, sotto indicazioni, entrammo all’interno di una sorta di rosticceria credendola aperta ma, anche in questo caso, il proprietario ci disse che era chiuso. Stavamo per disperarci ma, fortunatamente, egli ci propose del pollo fritto in caso ci fosse andato a genio. Non era l’ideale con i quasi 40 gradi presenti, ma almeno era cibo. Probabilmente per rispetto a quelli che operavano il digiuno, il proprietario ci fece salire le scale portandoci nel suo appartamento. Mi sentii come si ci avesse nascosti, ma credo che fosse giusto così. Dopo una mezz’ora di attesa ricomparve con mezzo pollo fritto più patatine a testa a un prezzo molto buono (circa 10 euro). Grazie alla sua gentilezza riuscimmo a mettere qualcosa sotto i denti. Dopo aver ringraziato il nostro benefattore partimmo a vedere le rovine di Jerash. Jerash è considerata come la Pompei dell’Asia ed in effetti è risultata essere ai livelli delle mie aspettative. La miriade di colonne, anfiteatri, grandi porte… Si vedeva che Jerash era un’antica città romana. In un’ora e poco più la girammo e tornammo poi alle auto. Era giunto il momento di tornare in aeroporto.

Rovine di Jerash

Il rientro


Da Jerash passò poco più di un’ora e improvvisamente ci trovammo in aeroporto. Passammo rapidamente sia i controlli passaporti sia quelli dei bagagli, anche se ci accorgemmo in seguito di un particolare: non avevano tolto a Samuele una bottiglia d’acqua praticamente piena. La cosa da un lato fa sorridere, ma dall’altro… Nonostante ciò, sul volo eravamo tutti divisi e nel mio caso finii in coda. Tra due turisti inglesi e un bebè che piangeva dietro. Dormire diventò complicato. Arrivammo in Italia in ritardo ma, come si dice, meglio tardi che mai. Era giunto il momento dei saluti.

In questo viaggio mi sono davvero divertito e ho trovato un gruppo molto bello con il quale mi sono fatto delle sincere risate. Ringrazio sicuramente l’organizzatore del viaggio Daniele, ringrazio Carlotta e Francesca per la compagnia, ringrazio Niccolò per le chiacchiere fatte e Samuele per la sua grande simpatia. Infine, ringrazio le mie geologhe preferite del viaggio (non che avessi molta scelta :P) per la loro presenza e per avermi permesso di fare questo viaggio tutti assieme.

The best team ever
Eccoci alla fine delle mie cronache di viaggio in Giordania. Un viaggio sicuramente indimenticabile che spero riesca a colpire chiunque legga questo mio testo. Appena possibile farò dei post fotografici con le immagini più belle fatte su questi magnifici luoghi. Quindi stay tuned ;) Grazie per avermi letto! A presto :)
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Bellissimo post @mirkon86 e ben tornato, è un sacco che non ci sentiamo!

Ho letto solo ora ^^
Sì, in effetti non ci si sentiva da un po'! Appena ho un sec ti contatto!


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