L'alba del quarto giorno (5a parte)

in #ita6 years ago

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4a parte

Ecco che il sorge torna a farmi compagnia. Questa palma ormai non mi basta più come amica di permanenza su quest'isola. Questa mattina l'alba illumina il cielo ed i suoi raggi sembrano scaldare ancora di più di quanto non facessero negli scorsi giorni. Soffia un forte vento e la sabbia dell'isola si alza in fitte raffiche, che portano anche i più piccoli granelli di sul mio volto, ormai vecchio ed arso dal sole. Il sale mi ha screpolato la pelle e mi sembra quasi di consumarmi a questo vento.

Il mare è particolarmente mosso, ma per fortuna la risacca non mi ha mai abbandonato durante la notte. Insieme al vento sono state quelle sensazioni che mi hanno fatto sentire ancora vivo. Una piccola luccicanza attira la mia attenzione. Mi incuriosisce molto e per questo scelgo di avvicinarmi ad essa e capirne quale sia la fonte.

Nell'alzarmi percepisco il mio corpo indolenzito. Nella giornata di ieri ho subito molti colpi e in varie occasioni ho rischiato di morire. Adesso su quest'isola mi sento quasi al sicuro.

Cammino, un po' goffamente, verso quel bagliore che si riflette nei miei occhi.

Intuisco subito cosa sia. E' la mia pistola. Quella con la uale mi sarei dovuto sparare e con la quale invece sono finito in bocca a quei corsari spagnoli. Avrei dovuto convertire quella pallottola in altro modo, ma con senno di poi avrei cambiato molte cose del mio passato. Soprattutto non mi sarei fidato di Josè.

Mai!

Storie passate. Giro tra le mie mani la pistola e quasi la accarezzo. Mi sembra quasi di stringere un dono tra le mie mani.

Distolgo leggermente lo sguardo dall'arma che impugno e noto un altro bagliore poco lontano. Incuriosito mi dirigo in quella direzione. Riconosco immediatamente, ridotta la distanza, la fonte del riverbero del sole: si tratta della mia fiaschetta per il rhum. La fiaschetta portafortuna che mi aveva una volta salvato la vita. Forse è per questo che lontano da questa isola non avevo trovato pace. Devo riappropriarmene immediatamente.

Afferrò così il fondo della fiaschetta che esce dalla sabbia e con una forsa inusuale la riesco a tirar fuori. Con essa però esce qualcos'altro. Anche una mano, che stringe l'oggetto argentato saldamente.

La mano mi sembra familiare e ne ho la conferma quando scopro la manica che la copre parzialmente. Una marchiatura purtroppo molto familiare, molto simile a quella che io stesso porto sul dorso della mia mano.

Impressionato dalla scena faccio un balzo indietro e cado. Sono confuso. Cosa sta accadendo.

Rifletto e in breve tempo realizzo che voglio scoprire quale corpo si nasconda sotto il manto sabbioso. Inizio così a scavare freneticamente. Scopro l'avanbraccio, poi il braccio, la spalla, il colle ed in fine la testa.



Una testa frantumata da un colpo di pistola!!!



Sono io!



Non ho mai lasciato quest'isola.

Nessun galeone si è affacciato all'orizzonte.

Nessun colpo è stato sparato in aria.

Nessun corsaro spagnolo.

Non ho rincontrato Josè.

Non sono tornato a bordo della mia Saint Mary.

Non sono vivo.

Muoio. Anzi...sono già morto.

Guardo l'orizzonte e riconosco quell'alba.

E' l'alba del quarto giorno.

Il vento mi porta via quasi fossi un'ombra. Un granello di sabbia trasportato via dal vento.


Per lo meno abbandono quest'isola.

Da solo.

Senza altri tormenti.

Libero...finalmente.

Cape_may.jpg

CC3 Creative Commons

Questa è la mia quinta e ultima parte del mio racconto per #theneverendingcontest di @spi-storychain.

Tema della settimana: Pirateria.

Ambientazione: fra '600 e '800

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