La musica nel corpo

in #ita5 years ago (edited)

Partecipo con questo racconto al Partiko Lottery di @moncia90 con tema MUSICA. E, ispirata dai suoi vari post, vi consiglio di leggere il post con la meravigliosa opera di Vivaldi, Le Quattro Stagioni - Inverno. Per i curiosi e alternativi, potete scegliere anche l'altro brano che troverete citato Cosa ti aspetti da me - Loredana Bertè


Dalhia si guardò allo specchio. Era rossa in volto, aveva il cuore a mille, l'adrenalina le bruciava la pelle di tutto il corpo.
Aveva danzato come non aveva fatto mai.

Frequentava ormai da due anni la Juilliard, ma quella settimana era stata tra le più nevrotiche.
Dopo il divorzio tra il padre, italiano, e la madre, canadese, aveva deciso di seguire la madre a New York, proprio per tentare l'ingresso alla famigerata Juilliard.
C'erano voluti diversi tentativi, ma alla fine ce l'aveva fatta.
Fin da piccola, a Milano, dove viveva con la famiglia ancora unita, aveva studiato danza. Era la sua passione.
In realtà la sua passione era la musica. Amava la musica. Tutta. Da quella classica a quella rock, dal country al metal.
Amava variare tra un genere all'altro a seconda dell'umore e dei pensieri che aveva.
Da piccola aveva sognato di diventare cantante e far parte di quelli che la storia della musica la fanno, ma ben presto si accorse che non ne era capace.
Delusa ma non abbattuta, cercò un altro modo per legare la musica alla sua vita; e la trovò una mattina di gennaio passeggiando con la madre lungo il corso : un'insegna con una ballerina attirò la sua attenzione.
Già dal giorno dopo, all'età di otto anni, iniziò i primi corsi di danza.
Adesso aveva vent'anni e la danza era tutta la sua vita.
Trasferirsi a New York inizialmente non era stato facile. Le mancava il padre, gli amici, l'Italia, la sua vita.
Nonostante avesse seguito la madre e non lo desse a vedere, la ragazza covava del risentimento verso di lei.
L'arrivo della lettera d'ammissione alla Juilliard aveva leggermente migliorato il suo stato d'animo e i suoi turbamenti.

L'inserimento alla scuola non fu facile per lei. Il suo carattere schivo e solitario e il suo animo cupo non le procurò tante amicizie.
Ma non le importava. Aveva la sua musica.
La si vedeva girare costantemente con le sue cuffie gialle o con i suoi auricolari rossi.
Non si separava mai da nessuno dei due.

Tutte le volte che non doveva studiare, Dalhia andava nelle sale prove o nella palestra del quartiere ad esercitarsi.

In uno di quei pomeriggi, aveva incontrato il professor Michson, insegnante di letteratura al corso di Teatro.

"Ti vedo spesso qui, nelle sale prove, da sola fuori gli orari delle lezioni. E ascolto spesso la musica che metti quando danzi. Non è mai la stessa, anzi spesso metti pezzi che con la danza classica non c'entrano nulla. Ma ti vedo comunque ballare con la stessa delicatezza e armonia dei pezzi classici.
C'è un concorso, che inizia il prossimo semestre, sulla danza. Il tema è molto semplice ma complicato: coreografi di se stessi.
Secondo me dovresti partecipare." le disse intercettandola nel corridoio.
"La ringrazio molto per la segnalazione, ma non credo di essere all'altezza di un tale compito."
"Voglio farti una domanda : cos'è per te la danza?"
La ragazza lo guardò perplessa.
"La musica è la mia vita. È la colonna portante della mia vita. Così come la danza. Quando sento la musica il mio corpo esige di muoversi. È come se qualcosa di, non so, mistico, prendesse il sopravvento su di me, come se prendesse il controllo del mio corpo e mi portasse a muovermi sulle note della canzone che sto ascoltando. Quando danzo esiste solo il mio corpo e la musica, come un intreccio unico. Come se fosse uno l'estensione e il complementare dell'altro. E non esiste un genere migliore dell'altro, semplicemente esiste solo la serie di note che compongono quella musica."

Dalhia, nell'ultimo mese, grazie all'aiuto di un compagno di classe del corso di musica, aveva imparato a mixare e si era cimentata nel comporre alcuni pezzi.
Mescolava spesso vari generi e quando li portava in sala prove mischiava anche vari generi di danza. Principalmente si dedicava ai passi della danza classica intrecciandoli con passi di hip hop o di freestyle o per la maggior parte delle volte con passi di danza moderna.

"Ti ho vista danzare le tue composizioni e ti assicuro che quello che senti, quello che mi hai appena detto, lo trasmetti alla grande.
Credo proprio che tu debba partecipare."

Erano passati alcuni mesi da quella conversazione e Dalhia aveva faticato tanto.
Aveva deciso di partecipare al concorso e avrebbe portato qualcosa che nessuno si aspettava : il suo stile, se stessa, i suoi passi, la sua musica. Non le importava nemmeno di vincere, voleva solo mettersi in gioco, sfidare se stessa.

Aveva scelto due testi e due mondi completamente diversi : Vivaldi e Loredana Bertè. Il primo per la parte classica, la seconda, la sua cantante italiana preferita, per la parte di danza moderna. Quei due mondi rispecchiavano il suo essere. Vivaldi, la musica e la danza classica rappresentavano il suo essere disciplinata, precisa e rispettosa delle regole.
Rappresentava la sua maschera.
L'opera scelta poi era la sua preferita.
La danza moderna rappresentava la sua voglia di libertà, il non avere schemi, la possibilità di seguire gli impulsi che la musica mandava al suo cuore e al suo corpo. Il suo io più puro ed interiore. Per quell'esame aveva scelto poi una cantante e un testo che in quel momento rappresentavano il turbinio di emozioni che la pervadevano.

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Immagine Creative Commons cc0, fonte

1 - Allegro non molto - Le Quattro Stagioni - Inverno - Vivaldi

Le note del violino invasero la sala.
E il corpo di Dalhia.
I suoi attitudes erano eleganti, precisi, determinati.

C'è qualcosa che non va
Per essere seduti qui
Per dirsi almeno
E dire almeno le cose inutili
Che ti sembra vero solo se
Doveva andare poi così
Che vuoi dare tutto
Vuoi dare tutto e resti lì
Ed io ci credevo
Ed io ci credevo, sì

Le due gambe si muovevano come due uragani. Potenti e senza limiti.

2 - Largo - Le Quattro Stagioni - Inverno - Vivaldi

I suoi arabesque furono puliti, angelici, prepotenti.

Ci vuole soltanto una vita
Per essere un attimo
Perché ci credevi
Perché ci credevi, sì
Ti aspetti tutta una vita
Per essere un attimo
Che cosa vuoi da me
Che cosa vuoi da me
Cosa ti aspetti dentro te
Che tanto non lo sai
Tanto non lo vuoi
Quello che cerchi tu da me
Che cosa vuoi per me
Che cosa vuoi per te
Cosa ti aspetti in fondo a te

Le sue braccia si muovevano come due ali, leggere, libere ed armoniose.

3 - Allegro - Le Quattro Stagioni - Inverno - Vivaldi

I suoi pas de bourrée piqué furono attenti, energici, perfetti.

E fragile, fragile resti lì
E io ci credevo
Io ci credevo, sì
Ci vuole soltanto una vita
Per essere un attimo
E tu ci credevi
Tu ci credevi, sì
Ti aspetti tutta una vita
Per essere un attimo
Che cosa vuoi da me
Che cosa vuoi da me
Cosa ti aspetti tu da me? Che tanto non lo sai
Tanto non lo vuoi
Quello che cerchi tu da me
Che cosa vuoi per me
Che cosa vuoi per te
Cosa nascondi negli occhi te
Che cosa vuoi da me?

Il suo corpo si muoveva in modo soave e rude, leggero e rigido, armonioso e scomposto.
Un tripudio di movimenti e note musicali.
Dopo dieci fouettes consecutivi, si lasciò cadere in ginocchio, terminando la propria esibizione.

Dalhia alzò lo sguardo e si osservò allo specchio. Era rossa in volto, aveva il cuore a mille, l'adrenalina le bruciava la pelle di tutto il corpo. Aveva danzato come non aveva fatto mai.

Nella sala era calato il silenzio. Ma solo per un istante.
Professori, giuria e ballerini si lasciarono andare ad un fragoroso applauso.

Il suo cuore batteva a tempo di una musica a lungo dimenticata: la felicità.

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Davvero bello ed emozionante, complimenti, cara @pawpawpaw, hai trasmesso con forza e veemenza tanti buoni sentimenti

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Grazie mille carissimo.

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