ASSO E RE DI PICCHE - PARTE 5 [CONTEST]

in #ita6 years ago (edited)
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Sono ancora vivo, e tutto intero.



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Una volta dentro la baracca come pianificato Jason telefona al Nerd che conferma il totale successo nell'hacking dei sistemi, e lo congeda dicendo che riceverà ulteriori istruzioni.
Lo invidio, il Nerd; al sicuro dietro uno schermo ed una tastiera, falsa identità per l'accesso all'hotel, lavoro pulito, efficace. Nessun rischio, o quasi. Avrebbe ricevuto la sua parte di bottino per qualche via traversa studiata ad hoc dal boss, e conoscendolo sono certo che avrebbe investito una buona parte in criptovalute, con le quali aveva già guadagnato fortune per i suoi crimini informatici sfruttando anche gli ormai tristemente noti crypto-virus. Bello stronzo eh?

Nel casolare il caldo è insopportabile. Ci cambiamo gli abiti e contiamo sommariamente il denaro, per poi sistemarlo nuovamente nei borsoni, in tutta fretta. A occhio e croce stimiamo quattro milioni e mezzo di dollari. Non male anche per un esordiente come me.
Jason mi rivolge un fugace sguardo di consenso, non lo avevo deluso. Mi porge una delle sue sigarette che prendo senza esitazione ma che accendo con difficoltà per le mani ancora tremanti.
Poi mi consegna del denaro e mi dice:

«Ecco, questo anticipo è per te, non appena tornerò a Las Vegas riceverai la restante parte che ti spetta. Hai fatto un bel lavoro.»

Ma secco, ribatto:

«Prenderò solo i contanti necessari per fuggire e pianificare un rientro in città, puoi tenere il resto del bottino per te e i tuoi soci. Il mio debito con te è saldato, Jason.»

Mi guarda a metà tra lo stupito e il risentito, ma accetta silenziosamente la mia decisione. Josè invece, appoggiato con la spalla vicino la finestra da cui controlla l'accesso, mi osserva con sdegno e lascia scorgere un perfido ghigno; starà pensando che sono un povero sciocco smidollato, e starà già pregustando anche la mia parte del malloppo. Ingordo infame Gordo.

Nel frattempo il boss ci spiega cosa avremmo fatto da questo momento in poi. Il piano è quello di dirigerci a sud, verso Kingman, in Arizona, percorrendo la Road 93, ma Jason aveva studiato anche strade alternative e scorciatoie, in caso di problemi. Da Kingman ci saremmo poi divisi, ognuno per conto suo. Suppongo che il Gordo, date le sue abitudini e le sue conoscenze legate al narcotraffico, avrebbe proseguito in direzione di Phoenix, dove lo aspettava un camion che lo avrebbe portato a El Paso, mentre Jason avrebbe fatto perdere le sue tracce in compagnia dell'Italiano, prima di ritornare in Nevada non appena le acque si sarebbero calmate. Dico a Jason che una volta a Kingman non si sarebbe dovuto preoccupare delle mie sorti.

«Se sopravvivrò a questa avventura, Jason, è probabile che un giorno mi rivedrai a Las Vegas, in qualche Casinò di tua conoscenza. Ma, per Dio, non chiedermi di sedermi al tuo tavolo»

Mi sorride.

Dobbiamo fare in fretta, i comandi di polizia di molte aree erano sicuramente stati allertati. Guardo il bicchiere di whiskey sul tavolo di legno al centro della baracca e temo da un momento all'altro che in un istante esploda frantumandosi in mille pezzi, insieme a quelli della finestra e alle schegge di legno sotto i colpi degli agenti che ci hanno ormai accerchiati; una scena vista in chissà quanti western o polizieschi.

Una favolosa Ford Mustang Mach 1 del '71, con a bordo quattro rapinatori, sfreccia fuori dalla rimessa del rifugio lasciandosi dietro una lunga coltre di polvere.

Sapete, l'Italiano era un fanatico di motori, anche di quelli d'epoca, e aveva adattato per la fuga questa intramontabile muscle car che avrà conosciuto la massima gloria negli anni in cui Steve McQueen univa la passione per le corse a quella per la pellicola.
Povero Donato, ho la sensazione che sia l'ultima volta che lo vedo vivo, sempre che io stesso riesca a sopravvivere a tutto questo.


Il bolide sfreccia veloce verso Kingman. Qualche altro minuto di sofferenza, nell'angusto spazio dei sedili posteriori ma poi, forse, la libertà.

O la prigione.

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Bellagio Hotel, Las Vegas

1:23 a.m.

CC0 Creative Commons


Sotto il cappuccio della felpa, celato dagli occhiali scuri, come tanti rounders, consento alla mia mente di lasciare il tavolo per volare oltre il soffitto.
Sono ancora qui, seduto al tavolo ovale del No Limit Texas Hold'em del casinò dell'hotel, e sono ancora vivo. Per la legge ancora un uomo libero.

Il piatto è cospicuo adesso, siamo rimasti in cinque e non distinguo più il chip leader. Di fronte a me c'è un ignoto giocatore che cerca di penetrare le mie lenti attraverso le sue, sembra fissarmi continuamente e rilancia su ogni mia puntata. Muovendo agilmente le dita della mano sinistra gioca con le chips impilandole in due colonne per poi incastrarle, mentre impassibile continua a scrutarmi.

Quanto mi sono sporto dall'orlo del baratro quel pomeriggio di 2 anni fa.. Un brivido mi percorre la schiena. Da allora la mia vita non è più la stessa. Io non sono più lo stesso. Mi porto dentro una bomba ad orologeria, pronta ad esplodere da un giorno all'altro se non trovo il disinnesco.
Mi guardo sempre attorno con sospetto, e tante notti i miei incubi prendono forma in sogni e pensieri. Vedo camerieri avvicinarmi e con una scusa chiedermi di seguirli, per essere infine arrestato. O croupier estrarre una pistola da sotto il tavolo per puntarmela in faccia.
Chissà se nonostante la riuscita del colpo ho lasciato qualche traccia, se sono stato in qualche modo riconosciuto, se sono intercettato, pedinato.
Che fine avranno fatto i drughi..
Non voglio saperlo.

«Sorry mister, it's your turn..»

La voce del dealer mi desta dal torpore, mi accorgo solo ora di aver già ricevuto le mie carte e tocca a me parlare. Mi chino con la testa verso le carte e sollevo gli angoli con il pollice, come da prassi..

Asso e Re di picche !


Resto a fissarle per qualche istante, immobile, istanti che per gli altri devono essere sembrati secoli.
Chiudo le carte, e coperte le lancio roteanti verso gli scarti.

«Fold.»




Il testo di questo post è frutto della fantasia dell'autore, e rappresenta la partecipazione a un contest di @moncia90.
Le foto si intendono di proprietà dell'autore ove non diversamente specificato in calce.


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