SIERRA STORYTELLING: IN MONTAGNA CON JEMIMA

in #ita5 years ago

Questo racconto è stato scritto e pensato come partecipazione al neverendingcontest di @spi-storychain

S2-P2-I1
Tema: Amici a quattro zampe
Ambientazione: Apprtamento/giardino
proposto da @adamantino

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Pixabay

<Daddy, hai mai fatto pet play?>
Anna era accoccolata in un’alcova di cuscini, che aveva assemblato sfruttando la panca del bovindo, e usava il portatile per la sua mezz’ora di internet giornaliera. Xander, dal fisso, controllava alcune mail di lavoro. Avevano appena terminato una intensa sessione di gioco ed entrambi indossavano qualcosa di comodo e caldo, casalingo. Anna, per di più, era avvolta in una morbida copertina rosa pastello di Hello Kitty che Xander le aveva comprato qualche mese prima.
<Perché me lo chiedi? Non ti sarai mica persa di nuovo su Pornhub, vero? Lo sai che preferisco tu utilizzi internet in maniera un po’ più costruttiva.>
<Ma no, Daddy,> rispose Anna un po’ petulante. <Guarda, è una discussione sul gruppo Facebook. Sembra interessante.>
<Dai qui, fammi vedere.>
Pazientemente, Xander abbandonò il proprio computer e prese il portatile che Anna gli porgeva.
<Perché intanto non metti su una cioccolata calda per entrambi?>
<Con i marshmallow?>
<Sì, con i marshmallow.>
<Yeeeeh. Sissignore!>
Xander lesse la discussione che aveva incuriosito Anna e diede un’occhiata alle altre schede che aveva aperto sul tema. Quando lei tornò con la cioccolata e si sedette, come d’abitudine, ai suoi piedi, appoggio il portatile e riprese il discorso.
<Per rispondere alla tua domanda, sì. In un paio di occasioni ho provato scene di pet play e non mi è dispiaciuto. È qualcosa che ti interesserebbe provare?>
<Sì, Daddy. Sembra bello.>
<E cosa ti attira del pet play?>
Anna sapeva che Xander prendeva molto seriamente le discussioni in materia di pratiche erotiche e ipotesi di gioco future, perciò era era stata diligente, si era ben documentata ed era pronta a rispondere. Restò comunque in parte e nell’argomentare assunse un’espressione da bimba concentrata talmente adorabile che Xander fece quasi fatica a non sogghignare.
<Mi piace l’idea di immergermi in un personaggio. So che in teoria anche la nostra Anna, quella di 7 anni, è un personaggio. So che di anni ne ho 22. Ma è diverso: questo è quello che sono e che voglio essere con te. Il pet play, invece, sarebbe solo un nuovo gioco e sarei curiosa di vedere se, oltre ad astrarmi dalla me stessa ventiduenne, sarei in grado di astrarmi dal mio essere persona.>
Xander considerò le parole di Anna e le sorrise paterno, accarezzandole la testa.
<Insomma, hai fatto i compiti. Brava.> Le fece l’occhiolino. <Sono d’accordo con te, potrebbe essere divertente. E anche a me non dispiacerebbe potermi occupare ancor più intensamente di te. Hai già pensato anche a quando e come?>
<Beh, ho pensato che il mese prossimo, quando Katia ha quel convegno, potremmo cercare un Airbnb con giardinetto privato e dedicare un weekend a questa cosa.>
Ciò che Xander più amava di Anna, oltre al suo cuore di bimba, era che viveva il suo essere amante in totale serenità e sempre con un occhio di riguardo a rapporto di Xander con la moglie. Non aveva alcun pensiero negativo nei confronti di Katia e, anzi, non faceva mai pesare a Xander le limitazioni imposte dalla sua doppia vita. Negli anni, Xander aveva imparato a non dare assolutamente tale atteggiamento per scontato. La sua ex immediatamente precedente ad Anna, ad esempio, era sempre stata estremamente gelosa di Katia e perciò spesso vendicativa nei confronti di Xander, nonostante l’uomo avesse messo ben in chiaro da subito quali fossero, per lui, le regole del gioco. L’attenzione che ora Anna dimostrava nel far coincidere un suo programma con un weekend in cui il matrimonio di Xander non avrebbe subito alcun tipo di ripercussione era solo l’ennesimo esempio del suo buon carattere. Egoisticamente, Xander sperava che le cose tra loro durassero il più a lungo possibile, pur sapendo che ad un certo punto avrebbe dovuto lasciarla andare, per il bene di entrambi.
<Ottima idea. Ecco cosa faremo: io mi occuperò di trovare il luogo più adatto ed entrambi ci prenderemo un po’ di tempo per documentarci per bene sul pet play e sulle nostre reciproche aspettative. Tra un paio di settimane faremo assieme il punto della situazione, stabilendo un programma di massima e il weekend successivo ci daremo da fare. Che ne dici?>
<Mi sembra un piano perfetto, Daddy. Sei il migliore!>
<Brava la mia bimba. Cerca anche su Fetlife, in caso, e se hai bisogno di una mano con l’inglese chiedi pure a Sierra: sarà felice di darti una mano. Se hai bisogno di un po’ di tempo in più su internet, fammelo sapere. Ma non approfittarne.>
<No, Daddy. Farò la brava, te lo prometto.>

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La serata si era conclusa così e poco dopo Xander era rientrato a casa propria. Nelle due settimane successive entrambi fecero le proprie ricerche e approfondirono l’argomento, ciascuno dal proprio punto di vista. Xander si informò per trovare la sistemazione più adatta ed ebbe la fortuna di scoprire che Eva e Adam avevano un appartamentino di famiglia, in montagna, che faceva perfettamente al caso loro, compreso un giardinetto privato su cui non affacciava alcuna altra abitazione. Alla fine, a una settimana dal weekend designato, si ritrovarono di nuovo a casa di Anna per confrontare le reciproche aspettative davanti ad un succulento hamburger e all’unica porzione settimanale di patatine fritte concessa ad entrambi (a Xander dal gastroenterologo e ad Anna da Xander, per puro sadismo e invidia del metabolismo dei vent’anni).
Si frequentavano da abbastanza tempo ed entrambi, nel costruire mentalmente la sessione di gioco, avevano già preso in considerazione molte delle preferenze del partner. Xander non si stupì del fatto che Anna prediligesse il gatto come animale in cui immedesimarsi e si era già orientato anch’egli in quel senso. Discussero di varie questioni pratiche, quali abbigliamento, abitudini e intensità del gioco.
Decisero che sarebbe stato più opportuno che Anna non rimanesse completamente nuda, durante la sessione, sia per ragioni di igiene che di immedesimazione. Concordarono su un paio di slip e un top attillato nero che la coprisse fino al sottoseno. Anna ricevette il compito di procurare un paio di ginocchiere e dei guanti, possibilmente con un po’ di imbottitura per facilitare il movimento a quattro zampe, mentre Xander avrebbe pensato al resto. Pur trovandosi d’accordo sul fatto di provare a non interrompere il gioco anche quando Anna avesse avuto bisogno di andare in bagno, esclusero l’acquisto di una lettiera ad hoc, che di fatto era uno spreco, ma anche dei tappetini per cuccioli non ancora addestrati, in quanto considerarono abbastanza attendibili gli avvertimenti trovati online per cui gli stessi non erano in grado di gestire l’uso più intenso che ne avrebbe fatto un essere umano. Restava, perciò, solo il giardino ed entrambi erano moderatamente eccitati alla prospettiva.
Quanto al sesso, avevano letto che le opinioni variavano molto. C’era chi affrontava il pet play come esperienza estremamente immersiva ed escludeva categoricamente di avere un rapporto sessuale col proprio “animale da compagnia” e chi, invece, trattava il gioco come un qualsiasi altro role play erotico. Né Anna né Xander avevano particolari preferenze in merito e decisero che avrebbero lasciato la questione all’estro del momento. D’altra parte, la loro relazione erotica si basava sulla finzione che Anna fosse una bambina di sette anni senza che nessuno dei due avesse mai considerato un loro rapporto sessuale come pedofilo, perciò era difficile che la trasposizione della medesima dinamica al regno animale facesse loro pensare alla bestialità. Erano entrambi sufficientemente coscienti del fatto che, a prescindere dal gioco, Anna fosse una donna di ventidue anni consapevole della propria sessualità e in grado di gestirla del tutto autonomamente e si conoscevano sufficientemente bene da sapere che anche l’entusiasmo del momento non le impediva di esprimere un proprio eventuale dissenso.

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Il giorno designato erano partiti di buon’ora e, non essendo ancora alta stagione in montagna, il viaggio era stato rapido e senza intoppi. Una volta a destinazione, si fermarono davanti alla porta dello chalet e Xander si rivolse un’ultima volta alla sua piccola Anna.
<Tesoro, sei sicura?>
<Sì, Daddy.>
<Sei pronta?>
<Sì, Daddy.>
<Bene. Una volta attraversata quella porta toglierai questi vestiti e non sarai più Anna, ma una gattina. Ti comporterai come una gatta e seguirai le mie indicazioni come tuo Padrone per tutto il weekend. Se qualcosa dovesse andare storto, ricordi la safeword?>
<Baubaubau!>
<Perfetto. Come preferisci che ti chiami?>
<Jemima!>
Xander strabuzzò gli occhi. <Ma che nome è?>
Anna ridacchiò birichina. <Quando Sierra è venuta ad aiutarmi nella ricerca, abbiamo guardato il musical Cats e Jemima è la gattina più piccola del gruppo.>
<Sei sicura?>
<Sì, Daddy. Hai detto che potevo scegliere da sola il nome e voglio questo.>
<Ricordami di non darti più compiti del genere,> sbuffò Xander, pur sorridendo. <Posso abbreviarlo?>
<Immagino di sì,> rispose Anna pensosa.
<Vanno bene Jemy o Jem?>
<Ok.> Xander alzò il sopracciglio al colloquialismo. <Volevo dire: sì, Daddy.>
<Bene. Iniziamo.>
Anna annuì e Xander aprì la porta dello chalet, lasciando che entrasse per prima.

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Quando la porta si chiuse alle spalle di Xander, Anna aveva già abbassato lo sguardo e attendeva disposizioni.
<Jemima, giù.>
Anna si inginocchiò, poi si sedette sui talloni e si protese in avanti, con le mani appoggiate a terra nella direzione di Xander.
<Brava. Ora io andrò in camera a posare la valigia e tornerò con le tue cose. Tu intanto spogliati e fatti trovare pronta.>
Non appena Xander si fu allontanato, Anna si tolse le scarpe, i jeans e il maglione che indossava. Sotto i vestiti già indossava gli slip e il top neri sui quali si erano accordati. Tutto il resto era in valigia. Attese il ritorno di Xander seduta sui talloni, lo sguardo basso e le mani elegantemente posate sulle ginocchia.

Xander tornò con le mani piene e per prima cosa passò ad Anna i mezzi guanti e le ginocchiere, che la donna indossò rapidamente. Poi fu la volta del cerchietto con le orecchie da gatto, anch’esse nere. Infine, Xander le disse di averle preso qualche accessorio in più, come regalo. Le mostrò il suo collare fucsia, ora corredato di un grosso sonaglio, che Anna colpì con una mano, sorridendo nel sentirlo risuonare. Xander glielo strinse al collo contento della sua gioia, ma già pregustando la ben diversa reazione che avrebbe ingenerato il secondo regalo.
Quando il collare fu saldo sul suo collo e Anna ebbe provato a far suonare il sonaglio un paio di volte scuotendo la testa, Xander estrasse dalla tasca posteriore un altro accessorio. Era una coda folta, nera e lucente che terminava in un ancor più scintillante plug di metallo. Anna lo guardò sorpresa.
<Ho pensato che anche se dovessimo decidere di non riprovare più col pet play un bel plug decorato non sarebbe comunque andato sprecato.>
<Fffffffff,> soffiò Anna di tutta risposta.
<Oh, non fare così, Jemima cara. Ti piacerà un sacco, vedrai. Forza, culo in su>
Anna dubitava che le sarebbe piaciuto tanto quanto Xander prometteva, ma assunse comunque la posizione indicata, tornando ad appoggiare le braccia a terra.
Xander le diede un paio di buffetti di incoraggiamento sul culo, poi recuperò un flacone di lubrificante da un’altra tasca e se ne versò una buona misura sulla mano. Per prima cosa impiastricciò per bene il plug. Successivamente scostò lo slip di Anna da un lato e iniziò a massaggiarle lo sfintere, applicando pian piano sempre maggiore pressione e infilandovi prima l’indice e poi il pollice, facendo sì che tutta l’area fosse ben lubrificata, anche all’interno. Praticavano sesso anale con sufficiente regolarità e ad Anna piaceva tanto quanto a Xander, che era stato il suo primo partner in quel senso, ma non avevano ancora mai introdotto alcun oggetto da quel lato e per Anna questa era la prima volta con un plug.
Forte di esperienze passate e non volendo esagerare Xander aveva optato per una misura medio-piccola e non prolungò eccessivamente le sofferenze di Anna, che già da un po’ mugolava in reazione alle sue intrusioni manuali. Passò nuovamente il plug con una buona dose di lubrificante, cercando anche di scaldarne un po’ la punta, poi lo appoggiò contro l’umida apertura di Anna e iniziò a premerglielo contro. Inizialmente spinse lento, ascoltando le reazioni della donna. Quando poi i mugolii si fecero più intensi, capì che era il momento di insistere: ruotò leggermente il plug da una parte e dall’altra, per distribuire uniformemente il lubrificante, e diede scaltro la spinta definitiva, prima che Anna potesse anche solo pensare di opporsi. La donna cacciò un singolo urlo alla brutale intrusione ma non appena il suo sfintere si richiuse attorno alla stretta base del plug si tranquillizzò ed emise alcuni versetti di sostanziale compiacimento.
<Visto che non è stato poi così terribile?> Chiese Xander accarezzandole vigorosamente la testa.
<Ffffffff,> ribadì Jemima, pur se con minor convinzione di prima, ma scostando comunque la mano del Padrone con una zampa.
La vestizione era stata completata e Anna… anzi no, Jemima sembrava già entrata adeguatamente in parte. Li attendeva un weekend di sperimentazione che prometteva decisamente bene.

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Il pomeriggio successivo, Jemima e il suo Padrone erano accoccolati sul divano e Xander accarezzava distrattamente la testa della gattina, posata sulle sue gambe, mentre faceva zapping. Accortosi dell’ora, Xander spense la TV e risvegliò Jemima dal suo torpore. La gatta si sollevò sulle zampe anteriori e si guardò velocemente attorno, come a cercare il motivo di quel risveglio. Poi diresse uno sguardo interrogativo verso il Padrone.
<È tardi, Jemima. Dobbiamo rimetterci in viaggio.>
Jemima sgranò gli occhi e si impuntò con entrambe le zampe anteriori sulle gambe del Padrone, per impedirgli di alzarsi, scuotendo la testa. Lui ridacchiò e le fece ancora qualche grattino dietro all’orecchio.
<Che c’è, micetta? Non vuoi andare via? Allora ti è piaciuto questo weekend da gattina.>
Jemima annuì, iniziando a fare le fusa e strofinando la testa contro il collo e il mento del Padrone, sperando di indurlo a restare un altro po lì sul divano.
<Niente da fare, ruffiana. Bisogna andare. Vai in ingresso e aspettami accucciata mentre recupero le nostre cose.>

Il weekend era stato veramente intenso e bellissimo per Anna, che si era divertita un sacco a immedesimarsi sempre di più nella gatta Jemima. Xander l’aveva fatta giocare con tutta una serie di giochini presi in prestito dal (vero) gatto di Victor e Sierra e con una palla di alluminio che a Jemima, forte delle informazioni raccolte tra altri padroni di gatti, era piaciuta più di ogni cosa. Poi il Padrone l’aveva coccolata moltissimo ed avevano pranzato assieme, lui con un panino preso lungo il viaggio e lei con una simmenthal spezzettata in una ciotola. Nel pomeriggio avevano provato qualche esercizio di addestramento e, quando Jemima aveva iniziato a grattare sulla porta per uscire, il Padrone l’aveva condotta al guinzaglio su e giù per il giardino, dove ne aveva approfittato anche per fare i propri bisogni. Quel momento, in particolare, aveva inaspettatamente eccitato molto entrambi per diversi e correlati motivi, tra cui anche la completa immersione nel “gioco”, la degradazione di compiere quel gesto su ordine del Padrone e proprio come un animale, la sensazione di esposizione del trovarsi all’aperto, per quanto consapevoli di non poter essere osservati da occhi estranei e, quantomeno per Jemima, anche il fatto di dover provvedere all’atto indossando ancora la il plug con la coda, che si era rivelato particolarmente stimolante.
Verso sera, Xander era uscito a fare la spesa per cena e per il pranzo del giorno dopo, raccomandandosi con Jemima di comportarsi da brava gattina in sua assenza. Era un’occasione per entrambi di capire quanto Anna fosse presa dal gioco. Jemima passò quell’ora da sola girando una volta in più per tutta la casa, inseguendo un po’ la palla di alluminio, bevendo un po’ di acqua dalla sua ciotola ed accucciandosi infine su di un cuscino posto davanti a una finestra dalla quale poteva osservare il ritorno del Padrone.
Giunta la sera, erano entrambi soddisfatti ma anche visibilmente eccitati. Jemima aveva trascorso gran parte della giornata in uno stato di perenne stimolazione, sia mentale che fisica, e anche Xander non era rimasto indifferente nel vedere la sua bella Anna completamente asservita a lui e a sua completa disposizione. Xander, comunque, aveva già pianificato l’evenienza e, con la scusa di farle ottenere in premio dell’ottimo e nutriente latte di alta qualità, si godette uno dei meravigliosi pompini di Anna, che fortunatamente Jemima sapeva replicare alla grande. Jemima, da brava gattina, leccò poi con entusiasmo tutto il suo latte e dopo un dovuto periodo di ripresa e grattini, visto che Xander non era certo più un ragazzino, la mise a quattro zampe sul letto e la montò da dietro, giocando al contempo col plug con intensità sempre crescente fino a che lei non gli esplose tutt’attorno in un intenso orgasmo, che precipitò anche il suo piacere. Avevano poi replicato una seconda volta nel cuore della notte, quando Xander si era svegliato nuovamente in tiro e non aveva resistito alla tentazione di divorare la sua micia, in senso sia letterale che figurato.

Chiusa la valigia, il Padrone tornò in ingresso, dove Jemima lo aspettava nuovamente in ginocchio. La fece piegare in avanti e, aiutandosi con dell’altro lubrificante per facilitare la manovra, estrasse per prima cosa la coda, dando un bacio a una natica della donna, prima di farla risedere e toglierle il collare. Una volta che il collo di Anna fu libero, Xander baciò anche quello, poi appoggiò entrambe le mani sulle spalle della donna e la chiamò con dolcezza.
<Anna, ci sei?>
<Mmmmm…>
<Anna?>
<S… miao?>
<Lo so che ci sei, smorfiosetta.>
<No, no. Io sono un gatto, non una smorfiosetta!>
< Tutto a posto.>
<Sì, Daddy.>
<Riesci ad alzarti?>
<Credo di sì. Proviamo?>
Xander le porse una mano e la aiutò ad alzarsi. Anna fu incerta per qualche momento, ma era stata attenta a non intorpidirsi troppo, nel corso del weekend, e non ci mise molto a ritrovare l’equilibrio.
<Hai bisogno di qualche momento per riprenderti? Vado a scaldare la macchina?>
<Sì, Daddy, grazie. Ma prima…>
<Dimmi, tesoro.>
<Posso avere un bacio vero?>
<Ma certo, mia adorata.>
Si baciarono profondamente per qualche attimo.
<Ok. Essere umana non è poi così male, tutto sommato.>
Xander rise e lascio che la donna si rivestisse in tranquillità, portando intento fuori la valigia e accendendo l’auto. Tutto sommato, non era male nemmeno avere un gatto.

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Per saperne di più:

BDSM Wiki: Pet Play
BDSM Wiki: Kitty Play
A Primer on Pet Play and Human Pets
A Human Pet - Exploring Pet Play and Owner/pet Relationships
BDSM Advice Series: Pet Play

Anna e Xander sono comparsi anche nel precedente racconto IL PRANZO DI FAMIGLIA.
Sicuramente compariranno ancora.

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When I'm good, I'm really good. But when I'm bad, I'm better.
Mae West

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Pet play.. Pet therapy.. Insomma siamo li!!! Hahaha
A parte gli scherzi, mi è piaciuto questo tuo racconto. Nonostante non sia fan dell'argomento che tratti, devo dire che non l'ho trovato pesante né eccessivo (son gusti ovviamente).

Posted using Partiko Android

In realtà, anch’io mi sono dovuta documentare... da cui i vari link citati 🤣

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