Se questa è integrazione... SECONDA PARTE.

in #ita6 years ago (edited)

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... E CHE AVEVA COMPLETAMENTE RAGIONE quando mi parlava del mondo che mi avrebbe attesso al di fuori delle scuole superiori.
Ma questo ve lo racconterò nel prossimo post.

Avevo chiuso il mio primo post sull'integrazione razziale, con queste parole.


Il mio odiato e amato professore di Italiano mi aveva già messo in guardia sulle difficoltà che avrei potuto incontrare nella vita a causa della mia etnia, una volta terminate le scuole superiori. Io ero una ragazza piena di speranze, di vita.. estroversa e con un'enorme fiducia nelle persone e nella società.

L'Italia non poteva essere l'India e io non avrei vissuto tutto quello che aveva provato mia madre, al punto da annientarla e renderla schiava della droga; una schiavitù appunto e come tale non poteva finire che in un modo: con la sua morte.

Non avrei vanificato il suo sacrificio, non avrei deluso i miei genitori adottivi. Ero determinata a concludere qualcosa nella mia vita e con questo spirito affrontai l'università.


IL CORSO DI LAUREA

Scelsi un corso di laurea breve in Scienze della comunicazione, perchè il mio intento era cercare di avvicinarmi al mio sogno di diventare Giornalista e questa mi sembrava una sorta di scorciatoia per farlo.

Ovviamente tale corso non era disponibile nella sede Universitaria più vicina alla mia città, quindi dovetti iscrivermi all'univesità di Bari che era la sede più vicina. Per non pesare sulle tasche dei miei, cominciai a fare la spola giornalmente con il Bus ma la cosa non poteva funzionare.. quasi 140 km al giorno tra andata e ritorno, nei quali ammortizzavo il tempo perso studiando e provocandomi dei grandi mal di testa.

Ero strassata, dopo due mesi di quella vita mi convinsi che dovevo cercare casa a Bari con altri studenti e anche un lavoro per pagarmela. E così cominciò la mia presa di coscienza sui fili invisibili che muovono la nostra società, dove per nostra intendo quella Italiana... fatta di pregiudizi, razzismo malcelato, favoritismi ed etichette.

Si, perchè tutti noi abbiamo delle etichette invisibili attaccate addosso, che comunque tutti riescono a leggere al primo sguardo. La mia era anche abbastanza evidente e superflua: sono indiana nell'aspetto.

Lasciamo perdere che io l'India l'ho vista solo in TV in qualche documentario o in qualche foto.. la mia pelle, la mia fisicità erano la mia etichetta e nulla poteva cambiarne il contenuto. Mio malgrado era la prima cosa che si notava di me e non potevo e volevo fare nulla per nasconderla.

A Bari tra l'altro scoprii esserci una comunità indiana che gestiva negozi di oggettistica (bracciali, orologi e cose simili), Internet point e piccoli negozi di alimentari. Piccole attività, ma dignitose. Era dunque molto facile per tutti pensare che io fossi una di loro, quindi inconsapevolmente ne subivo le conseguenze.


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IL PRIMO COLLOQUIO

I miei genitori dissero che non sarebbe stato necessario per me lavorare per pagarmi la casa o gli studi, ma io sapevo bene che si sarebbero indebitati pur di aiutarmi. In più avevano dovuto sopportare delle spese impreviste e nonostante fossi poco più che un'adolescente, conoscevo bene le finanze della mia famiglia.
Mi si stringeva il cuore ogni volta che li vedevo silenziosi in cucina a scrivere numeri su numeri per far quadrare i conti..

Ormai avevo deciso e quindi affrontai un colloquio di lavoro per un posto da commessa presso una catena di negozi di abbigliamento. Sbandieravano la possibilità di orari flessibili e nonostante sapessi già che la paga era da denuncia, mi presentai lo stesso spinta dalla necessità di concludere subito questo capitolo della ricerca del lavoro.

Era inverno e io che sono particolarmente freddolosa, ero completamente coperta al punto che mi si vedevano solo gli occhi. Arrivata alla sede della società interinale dove si sarebbe svolto il primo colloquio, capii subito che sarebbe stata battaglia. Contai almeno 20 ragazze accanite per soli due posti disponibili; feci un grosso respiro e pensai a mia madre, ai miei genitori e trovai subito la forza e l'entusiasmo che quella vista avevan fatto vacillare.

Entrammo tutte in una stanza molto grande, sarebbe stato un colloquio collettivo. Non sapevo bene in cosa consistesse, ma cominciai a togliermi tutto quello che indossavo per proteggermi dal freddo e quando il mio aspetto fu ben visibile, notai la smorfia di un paio di sciacquette, nonchè di una delle selezionatrici (che poi scoprii essere la responsabile del personale della catena di abbigliamento).

Cominciamo bene, pensai tra me e me..

Il colloquio cominciò, ma forse sarebbe stato il caso di indossare l'elmetto e sguainare a spada perchè era una battaglia senza dignità. Io me ne stetti buona e intervenni solo quando mi sentivo sicura di poter aggiungere alla conversazione qualcosa di sensato. Dopo il primo round, rimanemmo in 8.. non so a quale santo cominciai a dedicare le mie preghiere, ma avevo passato il primo turno e mi apprestavo a confrontarmi direttamente con le due selezionatrici per l'ultimo colloquio. Ricordo ancora quell'ansia che mi divorava e la speranza che cresceva.

Speranza che fu vana perchè ritengo sia inutile dire che fui scartata. Avevo il dubbio sul perchè questo accadde, ma non volli fare la solita paranoica. Però ogni qualsivoglia remora fu spazzata via da quello che accadde appena fuori dalla sede dell'agenzia interinale.
Mi sentii chiamare per nome..

Urishilla, URISHILLA..

Mi voltai distrattamente, il mio pensiero era rimasto fisso sulla mia esclusione dal colloquio.. Riconobbi la selezionatrice dell'agenzia interinale.

Urishilla fermati un secondo.. ascolta, per quanto mi riguarda, uno dei due posti da commessa era il tuo. Ho spinto tanto sulla responsabile del personale per farti assumere, ma ovviamente l'ultima parola spettava a lei.

Le chiesi il motivo dell'esclusione, anche se nella mia testa il dubbio di cui parlavo poc'anzi prendeva sempre più forma..

Ha detto che non sono propensi ad assumere ragazze straniere..

Mi imbufalii.... "IO SONO ITALIANA!!!" le tuonai a pochi centimetri dal viso. "ITALIANA!! LO VOLETE CAPIRE!!"
Si fece piccola piccola, si guardava intorno perchè immagino che i passanti si girarono al suono delle mie urla. Io onestamente ho dei ricordi vaghi su quello che ci circondava in quel momento.

Lo so, ma secondo lei il primo impatto che dai è di essere una ragazza straniera, è stata categorica sulla tua esclusione. Io ho cercato di temporeggiare facendoti passare al colloquio finale, ma non c'è stato verso.

Blaterai qualcosa, ero scoraggiata, triste e tutti discorsi che avevo sentito sempre fare sull'integrazione, sull'uguaglianza assumevano il significato delle parole affidate al vento. Cominciai ad allontanarmi da lei ma mi afferrò il braccio..

Ascolta Urishilla, sei una ragazza in gamba, da offrirti non ho nulla ma ci sarebbe una società di pulizie che potrebbe integrarti nel suo person....

La fermai subito, non che avessi nulla contro gli addetti alle pulizie, lavoro dignitosissimo.. ma mi sembrò quasi la classica equazione STRANIERA = PULIZIE o badante. Rifiutai seccamente, la mandai al diavolo e me ne tornai verso la stazione centrale dove di lì a poco un Bus mi avrebbe ricondotto nel mio piccolo paesino nel quale mi sentivo protetta come Linus nella sua coperta.

Avevo deciso di mollare tutto, Università, lavoro.. tutto. Volevo solo andare a casa.


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L'INCONTRO

Alla stazione mi si avvicinò una persona che mi porse un pacchetto di fazzolettini di carta. Non me ne rendevo neanche conto, ma stavo piangendo. Presi il pacchetto senza neanche alzare lo sguardo, mi asciugai le lacrime e una volta ricomposta, mi girai verso di lui. Dovetti alzare la testa fino al cielo per vederlo in faccia!

Era un gigante, un bel ragazzo biondo con gli occhi verdi. Ecco se dovessi descriverlo, direi che era il mio esatto opposto. Io ragazza mora, carnagione scurissima, occhi neri, altezza nella media.. lui quasi etereo, carnagione chiara così come gli occhi, altezza che sfiorava di sicuro i due metri e un aspetto nordico .

Farfugliai un grazie, ma mi sentivo profondamente in imbarazzo perchè il suo sguardo non era come quello della maggior parte dei ragazzi che incontravo, affascinati dal mio aspetto così inconsueto soprattutto se associato a una parlantina italiana come la mia.
Non a caso la prima domanda che mi veniva generalmente posta da tutti era: "da dove vieni?" in riferimento al mio aspetto, a cui rispondevo con la mia classica battuta trita e ritrita: "da Montescaglioso" provocando una risata che rompeva il ghiaccio.

Lui era diverso, la prima cosa che mi chiese fu "Perchè sei triste? Hai un viso così carino che gli fai un torto se lo bagni con le lacrime".

Cominciammo a parlare in attesa dei nostri Bus che ci avrebbero diviso, io diretta in Basilicata e lui in Calabria.. gli spiegai tutto quello che mi era successo in quella giornata e lui non mi fece mai domande riguardanti le mie origini, il mio aspetto.
Sembrava non aver neanche notato che stesse parlando con una ragazza dalle fattezze indiane; neanche quando gli dissi il mio nome fece domande al riguardo, al punto che fui io a dirgli che mia madre era indiana.
La sua risposta fu un laconico "FIGO" per poi ritornare a parlare di altro.

Non ricordo per quanto tempo restammo a parlare, ma fu una delle prime volte nella mia vita che mi sentivo una persona e non l'esponente di una razza. Lo guardavo negli occhi e leggevo un vero interesse per quella che ero e non per quella che potevo apparire.

Arrivò prima il mio Bus.. lui mi accompagnò fino a bordo, mi salutò con due baci sulle guance e disse:

Ciao Urishilla, non ti chiedo il numero di cellulare perchè sarà il destino a decidere se ci incontreremo e parleremo ancora, magari qui come è successo oggi.

Nella mia testa pensai che lo avesse fatto apposta per non farmi abbandonare l'università come gli avevo paventato.. e ci riuscì. Perchè pensai a lui per tutto il viaggio di ritorno, riconsiderando la mia idea di lasciare l'università.

I giorni successivi ricominciai la ricerca del lavoro e di quel gigante buono e gentile che rispondeva al nome di Angelo. Se non era un segno del destino quello....


Avrei voluto non dilungarmi così tanto nel racconto, ma quando incomincio non riesco a darmi dei limiti.. così se siete curiosi di sapere come presegue la mia corsa ad ostacoli verso la presunta integrazione, vi do appuntamento al prossimo post!

Un saluto, Uri.

Sort:  

Complimenti per l'articolo.
Purtroppo esistono oggi tanti tipi di razzismo che tutti noi viviamo quotidianamente. Per esempio posso dirti che in una grande città come quella in cui vivo (Firenze) scopriresti che nella ristorazione e nel turismo in generale gran parte dei titolari non sono italiani e solitamente tendono a lavorare tra loro simili (e questo è già un primo grande fattore di esclusione). Tra questi poi molti, dopo anni di esperienza e business, continuano ad essere frustrati per il loro non sentirsi ancora a casa propria e rispettati (come se i soldi ti dessero la cittadinanza di diritto). Quindi spesso tendono a fare del razzismo con quei poveri italiani che scelgono, il più delle volte venendo dal lato precario del Sud Italia, di rifarsi una vita accettando anche le più umili condizioni. Alcuni la chiamano "Questione meridionale", io lo chiamo più semplicemente Razzismo al contrario. Fortunatamente posso dirti che nella vita il colore, così come l'abito, dirà qualcosa di te (e per fortuna), come tu stessa hai fatto notare. Potrai sentirti dentro di qualunque nazionalità o credo, ma il tuo corpo grida India. Tuttavia non dirà mai tutto. Quindi mettiti in gioco, fai vedere chi sei e cosa puoi fare: si accorgeranno di te! In bocca al lupo per il tuo percorso dentro e fuori Steemit!

Grazie, questo commento solleva un argomento importante, cioè quando ci si può considerare cittadini italiani. Basta solo l'aspetto fisico per stabilire l'appartenenza di una persona?

Ciao Uri, prima di tutto e prima di leggere la terza parte del tuo racconto che narra le tue esperienza di vita in tema di integrazione razziale (con due Z), volevo chiederti scusa a nome dei Baresi.

Siamo un popolo molto caloroso e accogliente e mi dispiace tu possa essere incappata in qualche deficiente che possa averti dato l'impressione sbagliata.
Fatto questo prambolo, volevo farti davvero i complimenti, perchè hai avuto una vita molto difficile ma hai una capacità innata nel trasmettere le emozioni e raccontare la tua vita coinvolgendo il lettore.

Sono spiazzato se penso che hai 25 anni ma dimostri una maturità fuori dal comune, una dignità e una forza d'animo inimmaginabili. Per questo ho deciso di sostenerti totalmente.

Ma no!! I baresi sono bravissime persone, tra l'altro la selezionatrice aveva un accento del nord!
GRAZIE, mi fai commuovere!

Ma questo è l'inizio di un libro? Che meraviglia. Grazie

Magari lo fosse :P

ribadisco la mia opinione su tanti che qui ci sono nati ma che non valgono la milionesima parte di Uri.
e ribadisco la mia opinione su di te, Uri

Grazie!! <3

Ciao, sembra quasi la storia di un film che ho visto, purtroppo in certi posti questa mentalita' arcaica prende il sopravvento, posso dirti che a Torino invece non e' cosi anche in negozi di grandi firme lavorano tantissime persone di altre nazionalita'.

Come dicevo a @miti, la selezionatrice aveva un accento del nord, quindi non so cosa dire. Io penso che tutto il mondo è paese!

La mamma dei bastardi è sempre in cinta, e chi ti tratta da straniera, o peggio ancora, chi ti guarda dall'alto al basso, è una persona meschina ed imbecille, e non aggiungo altro, per non andare oltre al segno di una "civile" comunicazione.
Le persone vanno valutate in base alle loro capacità, il colore della pelle non c'entra assolutamente nulla, ma purtroppo il mondo è pieno di gente ignorante e deficente, ma fare questa affermazione non cambia la realtà dei fatti, è solo una constatazione.
Mi dispiace delle brutte angherie e disavventure che sei stata costretta a sopportare, e purtroppo non sono sicuro che le tue problematiche si siano esaurite con quello che hai già passato, ma ti dico solo di non scoraggiarti mai, chi è in torto, chi è sbagliato, chi è in fallo sono loro, non sei tu, tu sei a posto, non hai nulla da rimproverarti, e sei una persona pulita e troppo trasparente, per il mondo malato e bacato nel quale viviamo oggi.
Fatti forza, ci sono anche tante persone che sono sincere e valide, e ti auguro di incontrarle al più presto, e nei posti giusti che contano, in modo che sappiano valorizzare e cogliere tutte le tue indiscutibili capacità che possiedi.
Qui ti stai conquistando un posto di primissimo livello, complimenti Uri.

Grazie amico, purtroppo quello che dici è vero ma ogni episodio negativo mi fortifica, spero di arrivare a una autoconsapevolezza tale da poter ignorare queste persone inqualificabili.

Forza e coraggio

Mostrerò i muscoli :D

U-RI, U-RI, U-RI!

GRA-ZIE GRA-ZIE GRA-ZIE :D

Sei molto carina <3

Ciao Uri,
ho letto per caso il tuo racconto e anche io devo farti i complimenti per la forza e la tenacia che hai dimostrato e per essere stata capace di trasmetterci tutte le tue emozioni in maniera scorrevole. Sei in gamba e seguirò con piacere il prossimo racconto.

Ti ringrazio, le tue parole sono un grande incoraggiamento!

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