I am mother

in #ita5 years ago

Ieri sera ho visto "I am mother" visibile su Netflix fresco, fresco di aggiunta e appartiene al genere fantascientifico, post apocalittico e thriller (questi due a mio avviso in modo molto minore).

Si tratta di una prima per il regista Grant Sputore, la trama prende spunto dal romanzo 'The Search for WondLa' scritto da Tony di Terlizzi ad inizio decennio (e si conferma ancora una volta come i libri facciano nonostante tutto la base fondamentale a moltissimi altri settori artistici). La trama è piuttosto semplice, l'uomo si è estinto dopo una presumibile apocalisse e una struttura sotto terra è stata pensata (da chi?) per il ripopolamento attraverso la conservazione di 63000 embrioni umani. Un robot a fare da "madre" e in qualche modo anche da padre, anche se la figura materna è preminente, ad una prima iniziata.

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Image by Jorge Gryntysz from Pixabay

La bambina (interpretata da Clara Rugaard) cresce all'interno della struttura con il robot che gli insegna varie arti e conoscenze come la danza e la medicina. Nonché i valori umani, quelli fondanti. Non è un caso che non gli insegni nulla sulle armi e la violenza. Il confinamento sotto terra, per altro con tutti i confort della vita moderna, è tenuto in piedi dal fatto che l'estinzione la fuori è ancora minacciosa, attraverso un virus che non permette di uscire.

Inizialmente un topolino che si introduce nella struttura pone dei dubbi alla ragazza, i dati della "madre" sono corretti? perché un topolino è vivo? il virus è ancora una minaccia? Tutto però cambia rapidamente quando alle imponenti porte del bunker si presenta un altro essere umano (interpretata da Hilary Swank) che le propone una realtà differente da quella che la "madre" ha sempre raccontato.

Mi fermo qui perché poi entreremo nello spoiler mode. E' interessante la tematica proposta, la figura materna proposta da un robot, la bambina che essendo cresciuta la vede comunque come tale e per l'essere umano di fatto lo può diventare nonostante sia una macchina. D'altronde è l'effetto imprinting, il fatto che sia una macchina come concetto di fondo lo abbiamo noi spettatori (e l'ultimissima immagine del film dice tutto), ma non ce l'avrebbe un bambino in quel contesto.

Sicuramente un film da vedere, oltretutto girato benissimo con l'ambientazione e il robot magistrali, così come l'interpretazione artistica delle due attrici (La Swank per altro due volte premio oscar). Per la regia, come si direbbe in gergo "buona la prima" e per Sputore è un gran bell'avvio. Sicuramente avremo modo di sentire questo nome molte altre volte in futuro.

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