Ravenna, la Darsena, lo street-food e i mocassini [ITA]

Ravenna al Tramonto

Questa sera, il tramonto su Ravenna ha acceso le luci di un evento che mi incuriosiva. Una serata dedicata allo StreetFood. Dopo una lunga estate ricca di cultura, una sana abbuffata non mi sarebbe affatto dispiaciuta.
Le sagre Italiane rendono le sere d’estate un’avventura culinaria dietro l’altra. E così ci siamo addentrati per le vie della Darsena alla ricerca di profumi e sapori che potessero stuzzicarci l’appetito e la fantasia.

Lungo la Darsena di Ravenna

Sono diversi anni che nella zona della Darsena è stato avviato un processo di riqualificazione. Strutture nuove, intervallate da fatiscenti fabbricati per lo più in evidente stato di abbandono, rendono lo skyline decisamente interessante.
Le sue acque placide poi, ne fanno il luogo ideale per passare qualche ora tranquilli al tramonto.

Nuova costruzione semi disabitata

I veri Darsenati

Le dinamiche di provincia mi hanno sempre affascinato. Perché quello che apparentemente sembra un posto frequentato da Ravennati nasconde verità sussurrate. Eh già, perché questa sembrerebbe essere una - zona franca - ... e neppure tutti i giorni. A quanto ho capito gli appartamenti di nuova costruzione fanno fatica a decollare perché la zona è ancora considerata degradata.
I veri abitanti del posto, per la maggior parte stranieri, durante questi eventi vengono letteralmente defraudati della loro zona di incontro quotidiana (e tra un po’ capirete perché). A parte rare occasioni in cui se ne riappropriano ufficialmente, come durante il “Festival delle Culture”.
Alcuni artisti di strada hanno fatto delle mura disabitate la loro tela, regalando un’atmosfera suburbana a questo quartiere.

Graffiti

… Street-Food e Mocassini!

Una volta sparito il sole, il flusso di gente confluisce tutto verso una zona, si cominciano a sentire profumi inconfondibili. Ci stiamo avvicinando al cibo… eccellente.

Umarell in bici

Ma questo è il momento delle sorprese. Quelle che dovevano essere delle baracchette votate più al cibo che all’estetica, sono diventate dei ristoranti a 5 stelle però ambulanti.

Belli... bellissimi... ma i panini dove sono?

E i panini che dovevano saziare fino allo sfinimento, senza alleggerire troppo il portafogli, si sono trasformati in Paninetti Nouvelle Cousine, con assaggini e Finger Food. Ma se voglio mangiare questa roba me ne vado a ristorante… perché mangiarmela in piedi in un cartoccio di carta paglia o peggio su un piatto plastica? E cosa volete che me importi se le patatine che ho ordinato sono fritte con olio biologico spremuto a mano da agricoltori attenti. Tornate con i piedi per terra, state sempre FRIGGENDO patatine da vendere per strada, non le state cuocendo al vapore. Chiariamoci, Noi non siamo americani, queste cose non ce le mangiamo tutti i giorni. Se ogni tanto ci viene lo sfizio, ma qual’è il problema?

Ci siamo rimasti troppo male, il colpo di grazia poi ce l’ha dato scoprire che un Gyros Pita, che non so voi ma io in Grecia trovavo a due soldi, veniva spacciato (e non uso a caso il termine) a 7€ e cinquanta. Ora, dico io, ma dove sono finiti quei buoni vecchi “zozzi” di qualche anno fa… quelli dove sapevi che stavi per mangiare una “schifezza”, ma ne eri cosciente, perché tanto era “una volta tanto”. Questi posti così romantici proprio perché terribilmente squallidi, dove ti rifugiavi alle 4 del mattino dopo una notte passata in giro con gli amici. E quei panini che quando arrivavi dicevi … “Oddio ho una fame che me ne mangerei 10…” ma poi dopo il primo assaggio capivi che il tuo intestino più passavano gli anni e più non riusciva neanche a finire il primo!
O ancora, dove sono quelle sagre dove erano quelle belle Nonnone del paese a cingersi di quei grembiuli bianchi giganteschi e mettersi a friggere e cucinare per i nipoti e le famiglie dei vicini. Non c’era bisogno di parlare di biologico allora, perché era semplicemente l’olio del proprio ulivo, e il giorno di festa, era il giorno in cui si potevano fare degli strappi alla regola.
Fermiamoci un secondo a pensare. Stiamo veramente cedendo QUESTA NOSTRA EREDITA’ in cambio dello “Street-food”?

C’era veramente bisogno di trasformare anche il nostro momento di “sfascio”, in un altro di quei momenti TRENDY da pullover poggiato sulle spalle e allacciato sul petto, pantaloni “a zompa fosso” (come diceva mia madre) con sfogio di caviglie nude belle in vista e… MOCASSINI!!! Non so se è trapelato il sarcasmo, ma quella sera spopolavano! Ora, lungi da me fare una critica alla moda del momento, ma di sicuro, quelli NON erano i compagni di birra e panino dallo ZOZZO che mi ero prefigurato uscendo. Al massimo potevano essere una loro pallida imitazione, come se quella sera si fossero radunati tutti quelli che un panino di notte non se lo sono mai preso perché fa male, ma se glielo impacchettano con qualche parola in inglese un PACKAGING colorato e soprattutto griffato… allora cambia tutto e accorrono.

Conclusione?

La delusione è stata talmente tanta che siamo corsi a casa per rimediare all’abbuffata mancata con una buona dose curativa di pasta… agli spaghetti, ancora per il momento, non hanno messo i mocassini!
Diffidate gente di chi vi propone lo STREET-FOOD… andatevi a prendere un panino dallo Zozzo. Una Tantum non uccide nessuno! Io credevo fosse la stessa cosa… quanto mi sbagliavo!!