sea stories: The port in the fogs - watercolor /// storie di mare: il porto nelle nebbie

The port in the fogs

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watercolor on paper - private collection - Rome -}

Storie di mare: il porto nelle nebbie.

Quella sera il porto era avvolto nella nebbia. Il caldo torrido del giorno aveva generato un riscaldamento del mare, che richiedeva giustizia per poter piangere l'umidità.
Un dolce pianto, dal morbido torpore di chi ha dentro solo la malinconia del tempo segnato.
Ricordo quello che era stato negli ultimi giorni, nel crogiolo di quel villaggio in cui le lingue erano mescolate tra suoni, musica e animali.

È sorprendente come le dozzine di barche siano tutte irriconoscibili come i peccati degli uomini, nascosti nell'oscurità delle loro ombre.

Le loro linee non avevano forme definite, solo ombre e masse scure contrarie alla luce della luna, attutite e ovattate.

Il blu del porto aveva fatto dimenticare alle persone la loro rabbia, il loro desiderio di vendetta, e la nebbia continuava a nasconderci dalle nostre colpe.

Una aria bagnata, ricca di salsedine regnava nel porto vecchio, dove le persone non esistevano più, i marinai erano assorbiti dalle barche ed i pescatori avevano parvenze di lupi mannari.

Il blu, ignorato dai popoli antichi, torna sorprendentemente in voga, adesso.
La pace dell'animo, senza peccati è il desiderio di sempre, anelato da noi esseri imperfetti, ed il blu la richiede, desiderandola, con lenta e costante tranquillità.

Il paesaggio marinaro, virato al ceruleo placido e rilassato veniva adorato dai cacciatori di schiavi, da mercanti che potevano nascondersi dentro le fredde pieghe del colore, tra le nebbie di bettole e la puzza di rum.

Tutti cercavamo pace nel blu, sia esso cielo che mare, notte o riposo.

Il blu, annientava le luci colorate, nel porto, sontuoso e ridondante di pace, celava pensieri e mitigava la mente.

Il blu, il sovrano dello spettro elettromagnetico. Dentro la rada.
Da solo a sopire le rabbie e i rimorsi.

Il blu ha immense capacità di penetrazione, elimina ogni frequenza degli altri rivali cromatici.

Entra nel profondo della mente e si trasferisce nell'anima, ovattandola.

Ha una forza mostruosa nella sua incomparabile lunghezza d'onda, proprio come una linea di marea montante, come uno tsunami o un vortice che ti assorbe fino all'intimo dell'inferno, alienando te e la tua anima nella nebbia.

Il blu adesso non ha rivali nei colori, è il deux ex machina nella tragedia con il potere della guarigione.

Odiavo il blu, era il colore degli occhi dei popoli del nord, i barbari, non aveva nulla di nobile e degno di essere innalzato verso gli dei.
Cyanos, io greco ti dico che è pallido, emaciato, simbolo di debolezza fisica e di malattia del fisico e dell'anima.
Ma adesso io occidentale lo amo, è il colore della beatitudine, e della malinconia, nel suo pallore dissimula tutto, delitti e castighi.
Del racconto del peccato che ho nascosto in me tra le nebbie del rimorso resta solo il porto dentro un mare che è cielo.
Forme intangibili di dolore che annegano nel blu restano come silenziose presenze in eterno.

Un abbraccio in blu.
Armando

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Palette

That evening the harbor was shrouded in mist. The torrid heat of the day had generated a warming of the sea, which demanded justice in order to cry humidity.
A sweet cry, from the soft torpor of those who have inside only the melancholy of the marked time.
I remember what had been the past few days, in the melting pot of that village where tongues were mixed from now musical and now animal sounds.

It is surprising how the dozens of boats are all unrecognizable as the sins of men, hidden in the darkness of their shadows.

Their lines had no definite shapes, only shadows and dark masses contrary to the moonlight, muffled.

The blue of the port had made people forget their anger, their desire for revenge, and the fog continued to hide us from our faults.

A wet air, rich in saltiness, reigned in the old port, where people no longer existed, the sailors were absorbed by the boats and the fishermen had the appearance of werewolves.

The blue, ignored by the ancient peoples, returns surprisingly in vogue now.
The peace of the soul, without sin, is the desire of all time, longed for by us imperfect beings, and the blue demands it, desiring it, with slow and constant tranquility.

The maritime landscape, turned to the calm and relaxed cerulean, was adored by the slave hunters, by merchants who could hide inside the folds of color, among the mists of taverns and the smell of rum.

We all looked for peace in the blue, be it sky or sea, night or rest.

Blue destroyed the colored lights, in the port, sumptuous and redundant with peace, it concealed thoughts and mitigated the mind.

The blue, the ruler of the electromagnetic spectrum. Inside the roadstead.
Alone to suppress the anger and remorse.

Blue has immense penetration capacity, eliminating all frequencies of other color rivals.

Enter deep within the mind and move into the soul, muffling it.

It has a monstrous strength in its incomparable wavelength, just like a rising tide line, like a tsunami or a vortex that absorbs you to the depths of hell, alienating you and your soul in the fog.

The blue now has no rival in the colors, it is the deux ex machina in the tragedy with the power of healing.

I hated blue, was the color of the eyes of the peoples of the north, the barbarians, had nothing noble and worthy of being raised to the gods.
Cyanos, I greek I tell you that it is pale, emaciated, symbol of physical weakness and of illness of the physical and the soul.

But now I love, it is the color of bliss, and of melancholy, in its pallor it hides everything, crimes and punishments.
Of the story of sin that I have hidden in me among the mists of remorse, only the port remains in a sea that is heaven.
Intangible forms of pain that drown in the blue remain as silent presence for ever.

A hug in blue.
Armando

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