The lights of the port - watercolor /// Le luci del porto - acquarello

I porti hanno un fascino particolare.
Grandi o piccoli che siano dentro di essi hanno una vita ricca e varia.
Fin da bambino, quando abitavo a Napoli, prendevo il tram e andavo a visitare uno dei più grandi porti di Europa, quello della città partenopea.

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I planned everything very carefully, as early as the week before, it was nights when I didn't sleep, I waited for Sunday with restlessness and excitement.
I prepared the fishing rod, I checked the equipment, the hooks, the lines, the floats, the leads, I checked the fishing box countless times, for fear of forgetting something.

When Saturday came I was very excited, thinking of spending a day in the port, among the thousand boats, ships, fishermen and passengers that boarded.

I mentally studied the starting plan, dozens of times:
wake up at 5am, breakfast with milk and biscuits, then take the first tram at 5.45am.
I was carefully checking the equipment for the last time, my mother's packed lunch and I was leaving.
It was a long and exciting journey, but I always had a concern, not finding the baits at the harbor shop.
I couldn't wait to get in front of that little cave dug in the tuff of the hill that flanks the port of Naples.
A shop in an ancient tuff cave, where a toothless old man had all kinds of marine objects and equipment.

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Fishing rods of all kinds, and especially baits, prawns, worms and earthworms, fake baits, mussels, molluscs and sardines.

As usual, my worries dissolved at the sight of the open shop.
I always bought shrimp, and I went to the main pier, where cruise ships docked.
I was enchanted by the size of those ships, and by the multitude of people of all races, who went up or down, with suitcases, colored sacks, backpacks and bags of all kinds.

I fished little, because I was always intent on looking at everything, the fishing boats that unloaded the nets, the fishermen who passed from hand to hand the boxes of freshly caught fish, the workers on the dock who hooked peaks as big as my head to the gigantic cleats of safety.
The very large and deformed hands of old men who untied knots and freed trammels.
Sailboats that sailed, inspired me with a wind of adventure.
But above all I watched the gulls, and their evolutions, between a screech and a dip in the murky water of the port.

I was enchanted, when suddenly they rose, high in the sky and disappeared.

The sunset was coming, and then I took my things and returned tired, but satisfied at home.

A hug
Armando.

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Programmavo tutto con molta cura, già dalla settimana prima, erano notti che non dormivo, aspettavo la domenica con inquietudine ed eccitazione.
Preparavo la canna da pesca, controllavo l'attrezzatura, gli ami, le lenze, i galleggianti, i piombi, ricontrollavo la cassetta da pesca innumerevoli volte, per la paura di dimenticare qualcosa.

Quando arrivava il sabato ero eccitatissimo, al pensiero di passare una giornata nel porto, tra le mille barche, le navi, i pescatori e i passeggeri che si imbarcavano.

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Studiavo mentalmente il piano di partenza, decine di volte:
sveglia alle 5 del mattino, colazione con latte e biscotti, poi prendere il primo tram alle 5.45.
Controllavo con cura per l'ultima volta l'attrezzatura, il pranzo al sacco che mi aveva preparato mia madre e partivo.
Era un viaggio lungo ed eccitante, ma avevo sempre una preoccupazione, non trovare le esche al negozio del porto.
Non vedevo l'ora di arrivare di fronte a quel piccolo antro scavato nel tufo della collina che fiancheggia il porto di Napoli.
Un negozio in una antica grotta tufacea, dove un vecchietto senza denti aveva ogni tipo di oggetti e attrezzature marine.

Canne da pesca di ogni tipo,e sopratutto le esche, gamberi, vermi e lombrichi, esche finte, cozze, molluschi e sardine.

Come al solito le mie preoccupazioni si dissolvevano alla vista del negozio aperto.
Compravo sempre i gamberetti, e mi recavo al molo principale, dove attraccavano le navi da crociera.
Restavo incantato dalla grandezza di quelle navi, e dalla moltitudine di persone di tutte le razze, che salivano o scendevano, con valigie, sacchi colorati, zaini e borse di tutti i tipi.

Pescavo poco, perchè ero sempre intento a guardare tutto, i pescherecci che scaricavano le reti, i pescatori che si passavano di mano in mano le cassette di pesce appena pescato, gli operai sulla banchina che agganciavano cime grandi come la mia testa alle gigantesche bitte di sicurezza.
Le mani grandissime e deformate di vecchi che scioglievano nodi e liberavano i tramagli.
Le barche a vela che salpavano, mi ispiravano un vento di avventura.
Ma soprattutto guardavo i gabbiani, e le loro evoluzioni, tra uno stridio e un tuffo nell'acqua torbida del porto.

Restavo incantato, quando improvvisamente si innalzavano, alti nel cielo e sparivano.

Arrivava il tramonto, ed allora prendevo le mie cose e tornavo stanco, ma soddisfatto a casa.
Un abbraccio
Armando.

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