L'esercito dei rottami

in #writing5 years ago (edited)

Maggiolino.jpg

Il luogo dell’appuntamento era insolito.
Lo sfasciacarrozze “Rottami d’oro” di via Alfieri.
Michele era arrivato con la sua Peugeot euro 3 illuminando la distesa di rottami.
La luce radente faceva balenare lampi su quell’immenso cimitero di automobili, autocarri, motociclette, furgoni.
Fanali spaccati lo guardavano di traverso come occhi corrucciati.
Porte sghembe si aprivano su buie cavità rivestite di pellicce similpelle.
Parabrezza scheggiati lasciavano passare l’aria dalle fessure di vetro e plastica.

Michele aveva perso il lavoro un anno prima.

Faceva il segretario amministrativo nella ditta dello zio, specializzata in cartongesso.
Lo zio aveva giocato il cartongesso alle slot-machine e gli uffici si erano inariditi.
Ad uno ad uno gli impiegati erano stati congedati.
Uno si era impiccato.
Il cartongesso era stata la sua vita. Niente cartongesso, niente vita.

Michele era stato l’ultimo ad andarsene. Bye bye cartongesso!
Lo zio gli aveva regalato la sua Peugeot euro 3 ed era partito per la sequenza di processi che l’attendevano.
Michele da cinque mesi dormiva in macchina, mangiava in macchina, faceva la maglia in macchina, lavorava di fantasia in macchina, ospitava i suoi amici (pochi) in macchina, scambiava qualche fugace bacio, in macchina, con l’ultimo modello di bambola gonfiabile, si faceva le unghie in macchina, rimaneva immobile fisso guardando l’infinito, in macchina.

Mr. Lamiera un giorno era entrato al suo fianco, sul sedile del passeggero.

“Ti aspetto in Via Alfieri, Sfasciacarrozze Rottami d’oro, domani alle 21, 30.”
“Chi sei?”
“Mr. Lamiera.”
“Ah…”
“Ho un lavoro per te, è un affare.”
“Non ho più la partita iva.”
“Non serve.”
“Mi è rimasto solo il codice fiscale.”
“Non serve neanche quello.”
“Meglio, non so se me lo ricordo.”
“Non mi piacciono gli spiritosi, al primo incontro.”
“Vedrò di rimandare le battute a più tardi.”
“Bene.”
“E’ tuo lo Sfasciacarrozze Rottami d’oro?
“Si. E ne ho altri tre.”
“La mia auto è l’unica cosa che ho. Non te la vendo.”
“Ti ho detto…”
“Si, niente battute, al primo incontro. Ci vediamo domani.”

Erano le 21, 35 e Michele aspettava.

Si sentiva osservato.
Forse erano i fanalini di coda della Mazda amaranto senza specchietti, o erano gli specchietti della Renault 4 gialla, forse i fari antinebbia penzolanti da quella vecchia Mercedes, forse erano le luci di posizione della Fiat Panda verde mela appoggiata sul fianco come una mucca addormentata nella brughiera.

Dall’oscurità spuntò fuori Mr. Lamiera.

Mr Lamiera indossava un lungo impermeabile color acciaio, era alto un metro e novantadue, aveva un grande naso aquilino, occhi azzurri e mani affusolate.
Michele era alto un metro e settantacinque.
Michele era ancora in macchina. Aprì la portiera e fece per uscire.
“Rimani in macchina.”
Agilmente Mr. Lamiera entrò nella macchina di Michele e per la seconda volta si accomodò al suo fianco.
“Allora, dov’è l’affare? che lavoro devo fare?”
“Guarda.”
Mr. Lamiera fece lampeggiare due volte il suo smartphone.

D’improvviso decine di luci, in alto, si accesero, rischiarando con tagli luminosi la montagna di auto e pezzi dimenticati di viaggi su mille strade del mondo.
Da quel labirinto di metallo e plastica, lentamente, sbucarono fuori persone di ogni genere, alte, basse, zoppe, allampanate, bionde, sorde, belle, gobbe, femminili, maschili, attente, annoiate, minacciose, disponibili, in cravatta, senza cravatta, in camicia, con giubbotto, con la sciarpa, con un gatto in spalla, con le cuffie audio in testa.
Di ogni genere e tipologia umana.
Era il popolo del rottame, erano i rottami dentro i rottami.
Tutti impugnavano una grande mazza di legno e ferro, come guerrieri antichi spogliati della loro corazza ma capaci ancora di combattere e far paura.

Tutti guardavano Michele.

“Questo è il mio esercito, Michele. Tu puoi farne parte.”
“Avrò anch’io la mia mazza?”
“Certo.”
“A cosa serve?”
“L’hai già capito: nella notte apro i cancelli e li libero nelle città.
Spaccano automobili, biciclette, tir. Riducono i loro obbiettivi in pezzi. Li trasformano in rottami. I proprietari devono disfarsene e li portano da me.
Io incamero tutto, tutto secondo le leggi statali, tutto regolarmente.
E mi sono fatto la Ferrari, per esempio.”

“Per esempio.”

“Qualcuno abita quaggiù, non tutti.
Alle 21 però tutti sono qua, pronti a far roteare la mazza.
A fine settimana li pago.
Non si sono fatti la Ferrari, ma quasi tutti hanno una Audi euro 6 o ibrida.
Quando qualcuno si fa venire scrupoli eccessivi, lo licenzio immediatamente senza possibilità di riassunzione.
Ti arruoli?”

“No, Mr. Lamiera, non fa per me. Ho le braccia fragili e deboli. Non potrei impugnare la mazza, me la darei sicuramente sui piedi…”

“Fai ancora lo spiritoso. Comunque non insisto.”

Mr. Lamiera scese dalla Peugeot euro 3 di Michele.

Il popolo del rottame incominciò a dondolare all’unisono, mormorando una stridente nenia.

Michele mise in moto, ma non riuscì a partire, una grande mano di ferro calò dall’alto con i suoi artigli d’acciaio e afferrò la sua automobile sollevandola verso l’alto.
La gru di ferro spostò l’auto di Michele (con dentro Michele lo spiritoso) sopra un contenitore per strizzarottami e la lasciò piombare dentro.
Michele rimase sveglio, ma senti le ossa scricchiolare come le giunture della sua Peugeot.
Sbattè la testa e un rivolo di sangue gli sporcò il pantalone sulla gamba destra.
Mr. Lamiera si avvicinò.
“E’ questo che intendevo per licenziare quelli che hanno gli scrupoli. Era una battuta…pensavo che l’avresti capita…”
“Non l’ho capita…”
Il popolo lanciava il suo brusio metallico fra le ruote e i cerchioni parcheggiati intorno.

“Michele, non posso lasciarti andare. Mi dispiace. Sai già troppo.”

Intanto lo strizzarottami incominciava ad aggredire i parafanghi della Peugeot.

“Posso avere una mazza di colore blu? Il blu è il mio colore preferito.”

La foto è dell'autore

Con questo racconto partecipo al contest Theneverendingcontest n.17 S2- P4 - /1

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Wow, quanta fantasia! Mi è piaciuta la tua interpretazione, storia avvincente e soggetto originale!

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