Memorie di un carcerato

in #ita6 years ago (edited)

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Circa due mesi fa ho pubblicato un post in cui narravo minuto per minuto la mia operazione al ginocchio.

Lo hanno letto (ma forse solo aperto…) 49 persone e commentato in 4. Non un grande successo! Eppure, a mio avviso, è un racconto che “ha un suo perché”. Rileggendolo, oggi (chissà perché, poi…), mi ha divertito. E mi ha ricordato che, in quei giorni, scrissi delle brevi pagine di diario. Le ho trovate e ho riletto anche quelle…

Le ho messe insieme e ho deciso di chiamarle “Memorie di un carcerato”.
E si, perché (porca miseria!) sono scritte da un ospedale, ma potrebbero benissimo essere state scritte da un carcere! …un altro mondo: improvvisamente sei proiettato in un altro mondo che nulla o poco ha a che vedere con tutto quello che hai lasciato fuori…

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Whatsapp or not Whatsapp?
28 marzo 2014

La frammentata modalità di interazione via whatsapp che sto sperimentando in questi giorni inizia senza appuntamento, si declina a casaccio e si interrompe a metà discorso senza che nulla di tutto ciò' costituisca un problema.

Non si è chiamati a rispondere di nulla. Nessun argomento è lasciato in sospeso semplicemente perché nessun argomento viene seriamente affrontato. Resta tutto un po' in superficie. Ognuno fa/dice un po' come/quello che gli pare e interrompe la conversazione quando vuole, senza preavviso. Senza nemmeno quel formale ”ciao, a dopo” col quale di solito si chiude prima "di mettere giù". Roba antica…

E le questioni e le domande poste da uno all'altro si sovrappongono tra loro e scivolano verso il nulla, restando spesso senza risposta, ma senza generare frustrazione. Semplicemente senza lasciare traccia.

E alla fine è come l'iniezione della pubblicità : ”già fatto?”
La conversazione è passata e finita e neanche te ne sei accorto.

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Cronaca di una notte annunciata
8 aprile 2014

La notte è un incubo: inizia presto e non passa mai.

La cena alle sei è intempestiva e frustrante. Io girello per il parchetto finché posso e la tiro più a lungo possibile. Anche fino alle sette. Poi salgo a mangiare. A quel punto è tutto freddo, ma ho accorciato di un'ora la notte e va benone così.

Fin verso le dieci si sopravvive sospesi: è troppo tardi per uscire di nuovo. E’ troppo presto per dormire. Ciascuno vede il suo programma in TV, ognuno senza cuffia. E l'audio dell'uno confligge e si confonde con quello dell'altro.

Passano i portantini a portare via i vassoi della cena: Rrrrr, il carrello; dennn, i piatti; tinnn, le posate. E' un gran vociare tra loro e nelle stanze.

Alle nove e mezza passano gli infermieri. Se dormi ti svegliano é poi non ti riaddormenti più.

No, bisogna tirare fino alle dieci.

Oltre quell'ora solo qualcuno resiste: chi continua a vedere la TV e chi, da un'altra stanza, gli grida ”Basta, abbassa, vogliamo dormire”. Ma presto, finalmente, tutto si tace.

Allora si può leggere un po'. Distrarsi, viaggiare con la mente.
Mi sono portato i racconti di Cechov e di Turgeniev. È un bel viaggiare. Ieri ero nella steppa. È un bel viaggiare...

Poi iniziano i dolori e ci si gira e rigira nel letto cercando il sonno, che viene e va e ci si sveglia ogni ora. Ti guardi intorno, ascolti. Qualcuno russa, qualcun altro geme e si lamenta. Il tutto avvolto nella luce azzurrognola della foto che ho scattato.

Si dormicchia.
Mi domando che ore sono e guardo il cellulare sperando sia passata qualche ora. No, è solo mezzanotte. ...Ora è l’una. Ora sono le tre (pfuii, due ore. Niente male!). Le cinque, le...

Tanto poco dopo le cinque vengono a prenderti la temperatura e di dormire non se ne parla più. Ma perché non prenderla alle sette, quando arriva la colazione? Mah...

Il mio vicino di letto sa fare col fischio il verso di non so quanti uccelli. Ma bene eh...! Stamattina ha pensato fosse il caso di dare il suo contributo audio con una performance a tutto volume: _Fuìfuìfuì… Filifilifilifi... Fùuui, fùuui,... _

Mi sono chiuso in bagno e, preso il volto tra le mani, ho pensato che non ce la potevo fare. A quel punto hanno iniziato a suonare le campane di una chiesa vicina. L’apoteosi!
Mi sono visto in una scena felliniana e mi è venuto da ridere. La risata mi ha salvato.
Ero salvo.

Stamattina terapia dolce; troppi dolori. Massaggi, ecc.

Ora sono sul terrazzo, seduto in poltrona, al sole, ad occhi chiusi. Fa freddino, e basta poco, davvero poco, che mi sento come fossi al sole sulla terrazza di un rifugio a duemila metri sulle Dolomiti. Potenza dell'evocazione. Potenza dell'immaginazione.

Sto davvero bene!

3 - la notte.jpg

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Non mi avranno!
13 aprile 2014

Ai loro pigiami celestini e mortaccini contrappongo i miei think pink gialli e maglietta e felpa bianca. Alle loro pantofole in similpelle, le scarpe da tennis. Al loro borotalco la mia crema solare e al loro star buttati sui letti tutto il giorno il mio star stravaccato al sole del terrazzo del primo piano. E alle loro parole crociate, i miei racconti di Turgeniev.

Mi guardano sbigottiti... ...ma, ma... siamo in ospedale!
Ma …annatevelapiànderculo!

P.S.
Per carità, ognuno fa ciò che vuole, ...ma le pantofole, come gli infissi in alluminio color ottone e i nanetti nei giardini dovrebbero essere vietati per legge. O no?!

4 - io in terrazza.jpg

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Fuga di (quasi) mezzanotte
16 aprile 2014

Scappato. Gelato. E sigaretta.
Poi rientro. Forse...
No, rientro, rientro... E 'ndo vado?!
Ma piano piano, con le mie stampelline, ...tic, tac, tic, tac.

Devo fare solo un po' d'attenzione all'ingresso, che non mi noti la sorveglianza. Devo aspettare che esca dal gabbiotto per fumare e, appena si volta e cammina dall'altra parte, ... vvia...

Poi passeggiatina nel parchetto e piccola sosta in panchina con altra sigaretta. Nonostante 'sto freddo becco.

...ammazza come pizzica!!

5 - gelato.jpg

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L’ultima cena
18 aprile 2014

Domani esco. E' fatta!

Non riuscivo a trovare la via: ”Questo il protocollo non lo prevede... Questo è contro la procedura... Ci dispiace, non può uscire”.

Alla fine l'ho sfangata costringendoli a seguire il mio ragionamento che, partendo dai loro punti fermi, costruiva pian piano il teorema che, passo passo, li chiamavo a confutare. Fino ad arrivare alla (mia) conclusione che, a quel punto, avendomi dato ragione argomento per argomemto, punto per punto, non potevano più rinnegare.

Sembrava un passo de "La Repubblica" di Platone: “Non è lei, professore, che sostiene che...?; e non si è detto forse che tutte le volte che... allora....? E non è forse vero che, in quanto tale, questa circostanza va inquadrata nel contesto tale...? E non è proprio il primario che parlando di tale contesto suggerisce di…?" Ergo: siete voi che dite che devo uscire domani. Non io che lo chiedo.

Potenza della filosofia. Potenza della letteratura!
La letteratura...

Ieri notte è morto uno degli scrittori che ho amato di più. Che ho amato talmente tanto che ho imparato lo spagnolo per leggerlo in lingua originale e di cui ho letto praticamente quasi tutto. Persino gli articoli e i saggi. Gabriel Garcia Marquez.

Navigando su internet l'ho saputo in tempo reale e ho istintivamente postato da qualche parte questa nota, che mi piace ripescare e conservare come testimonianza e tributo di affetto.

I tuoi racconti sono un'unica grande storia in cui i personaggi tornano, i nomi ricorrono e le storie si intrecciano e si ripetono… E leggendo "Vivere per raccontarla", la tua autobiografia in cui racconti da quando sei nato fino ai vent’anni, ho scoperto che le tue storie sono tutto un grande affresco della storia della tua vita.
E’ stato bello leggerti. Continuerò a leggerti e rileggerti ancora. Grazie e feliz viaje!

6 - cena.jpg

La foto di copertina è tratta dal web ed è libera da Copyright. Tutte le altre foto sono di mia proprietà.

Sort:  

A te davero te ce voleva Socrate. ‘Ndo’ scappavi? 🤣

Ciao @marcodobrovich, penso che tu sia riuscito a raccontare con un'ironia fuori dal comune, quello che almeno tutti una volta nella vita hanno passato, direttamente o indirettamente (ad esempio per un proprio caro).
L'ho riletto più volte perchè l'ho trovato davvero divertente.. pensa un pò te lo resteemo (si potrà dire???) pure :D

Grazie! Davvero!!
Vatti a leggere il mio ultimo post sulla qualità. Sei stra-citato! 😉

Corro! :-)

Che belle parole, I miei complimenti, da vero scrittore.
Leggendo questo post mi hai fatto tornare in mente i periodi che ho passato in ospedale, due operazione, circa 1 settimana di ospedale l'una.
Ma a quei tempi ero ancora piccolo e non ci ho pensato di scrivere i miei pensieri.
Comunque è veramente come un carcere, pensa che io se sento il minimo rumore mi sveglio, quindi immagina come riuscivo a dormire in ospedale....

Grazie!
MI pare che oggi hai ricevuto un bel riconoscimento anche tu...! ;)

Eh si :D, Grazie ai curatori e a questa fantastica comunità di cui sono contentissimo di far parte.

Ottimo scritto...ma se posso permettermi (per esperienza personale) l'esperienza carceraria la trovo diversa sotto tanti aspetti...cmq complimenti..

Quando si è forzatamente costretti a permanere in un posto si ha davvero la sensazione di essere incarcerati li... bisogna trovare il modo per evadere, e per fortuna l ironia e l'immaginazione (per chi ce li ha) sono gli strumenti migliori!

Più che altro, non è il luogo "fisico" che ti fa sentire in gabbia, ma il luogo "mentale": se sei in un posto, tutti automaticamente si comportano in un certo modo, ...pensano che sia l'unico possibile. E magari stanno anche male, per questo. Ma non riescono a pensare che potrebbe essere anche altrimenti... Talvolta è possibile. Perché ...lasciarsi andare?

Non puoi trovarmi che in pieno accordo caro Marco! è pur vero che alcuni sono più "luoghi" degli altri... 😘

Leggerti mi ha ricordato le mie notti insonni in ospedale pre e post operazione. Di quelle notti che volevo tornare a casa, di come mi sentivo fuori luogo in quel lettino al numero 12, del dolore e della paura, delle mille mila messaggi whatsapp e il non volermi far uscire perché avevo 37 di febbre! Li ho assillati finché si è scoperto che il loro termometro era sbagliato!!
Bel post! Come sempre!

Grazie. Sono contento che i miei racconti ti piacciano. :)

Il tuo modo di scrivere, di raccontare, di riprodurre i suoni fanno proprio l'effetto del calarsi nella vicenda, come se la si stesse guardando invece che leggendo. Capisco perfettamente come "si sta" in ospedale, le sue dinamiche, le ore interminabili...Ebbene sì, mi hai dato lo spunto per il prossimo post, raccontare le "mie vicende" in ospedale. E vorrei scrivere che l'idea me l'hai fatta venire tu, naturalmente con il tuo benestare :) .

Vabbè, tu sei ...un mio fan! Non vale...
Scherzi a parte, grazie. Grazie. Aspetto sempre il tuo commento quando pubblico, per sapere che ne pensi...

Grazie anche a te perché anche leggendo si impara...

Hai un modo di scrivere spettacolare :) Mi hai fatto anche ridere ad alta voce :)

Vero

Grazie anche a te, vex!

Grazie viki! Che bel complimento!!

Poche parole ma dritte al cuore :)

Ma due parole sul vicino di letto? Era da morire dal ridere! Bell'idea i diari. Si rivive anche dopo anni, ma con un doloroso distacco da professionisti della vita

Ah... la storia del mio vicino calabrese... Quello che è arrivato quando l'imitatore degli uccelli se ne è andato...
Già, quello meriterebbe un racconto a se!

Mi piace davvero molto il tuo modo di scrivere, mi sono immerso nel racconto e mi hai fatto sorridere. Complimenti e grazie davvero!

Grazie mille.
I vostri apprezzamenti mi fanno davvero tanto piacere. Scrive per raccontare una storia... come fossimo tutti davanti al camino, la sera, mentre fuori nevica e fa freddo, con castagne e vino, la luce bassa, le fiamme che ondeggiano, e tutti lì ad ascoltare l'uno e poi l'altro che raccontano e la fantasia parte e galoppa...

Mi ricorda i racconti delle 3 settimane vissute da mio padre, carcerato in una camerata di ospedale di sei uomini sessantenni e ipocondriaci :) lui invece se ne fregava. Ne seguivano conversazioni surreali. Uno spasso!

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